Di Natalia Usciuc. Ennesimo femminicidio. Sara Centalleghe, 18 anni, ritrovata senza vita nel suo appartamento. Uccisa nella notte tra il 25 e il 26 novembre.

Secondo le prime ricostruzioni il suo vicino di casa, Jashandeep Badhan l’avrebbe aggredita con un paio di forbici e colpita una sessantina di volte dopo essersi introdotto in casa sua. Sara, raccontano i suoi familiari , era una ragazza giovane, solare, piena di vita, con tanti sogni. Questa tragica notizia ha scosso molto i suoi cari e la comunità. La vita di Sara è stata spezzata in fretta e nel silenzio del suo appartamento che, come per chiunque, è un posto sicuro. Quel confine di sicurezza che una casa rappresenta è stato violato in un attimo, con brutalità. Casi come questo ci ricordano quanto ancora la cultura macchiata e patriarcale sia radicata nella nostra società.

Non è ammissibile avere il timore di stare a casa da soli, la nostra casa è il nostra safe place e la paura che  qualcuno  possa entrare e irrompere distruggendo  la nostra tranquillità, non è tollerabile in una società civile.

Sara è un’altra vittima di una violenza senza confini. Meritava di vivere le sue passioni, di fare i suoi errori, di costruire il suo futuro. Ora, a noi non resta che la memoria di ciò che è stato, di una giovane vita spezzata troppo presto. Una tragedia come questa non trova giustificazione.