Di Lorenzo Andreini Come sappiamo tutti nelle curve si ritrovano migliaia di persone, che ad oggi noi denominiamo “Ultras”. Questa parola deriva dal latino “ultra”, ovvero oltre, al di là; questo perché chi viene ritenuto tale è un qualcuno che non si limita a guardare passivamente la partita. Ultras è chi partecipa attivamente, con cori, tamburi e striscioni, quindi chi anima la partita. Questo è il significato letterale della parola, che in Italia inizia a prendere piede nei primi anni ’30 a Firenze dove alcuni tifosi istituiscono “L’Ordine del Mazocco” e man mano inizia ad espandersi in tutta Italia. In contemporanea in Gran Bretagna viene utilizzato un termine differente, “Holligans”, per definire il tifoso calcistico violento; questa cultura verrà seguita anche in Italia dove si rafforzano gruppi violenti anche a causa del Movimento del Sessantotto. E’ da questo momento che il termine Ultras inizia a perdere il suo significato etimologico, dato che all’interno delle curve non c’era più solo tifo ma anche politica e violenza. Con lo scorrere del tempo arriviamo negli anni ’70, che rappresentano sia lo sviluppo maggiore del movimento ultras ma coincidono anche con gli anni di piombo: periodo caratterizzato da lotte armate, violenze e terrorismo. Con questo clima generale che alimentava solo odio, i ragazzi che facevano parte delle curve si cimentavano in atti di guerriglia sia prima che dopo le partite; possiamo notare in questi anni che l’aggressività si percepiva anche nel modo di vestire, negli striscioni che venivano esposti o anche dagli stessi nomi dei gruppi ultras, spesso ispirati a nomi provenienti da manifestazioni e cortei politici. Questo era dovuto al fatto che molti frequentatori delle curve partecipavano attivamente a manifestazioni politiche. Per parlare di questo fenomeno possiamo prendere in esame le curve italiane: ad oggi molte tendono ad essere schierate verso destra, tra queste si distinguono le curve di Verona, Lazio, Inter e Juve. A queste ne vanno aggiunte altre che hanno subito un radicale cambiamento come la curva della Roma che vede contrapporsi agli storici “Fedayn”, gruppo dichiaratamente antifascista, i gruppi di destra che hanno preso oramai il sopravvento nella curva. Tra le curve schierate a sinistra abbiamo al primo posto sicuramente quella del Livorno, per l’esposizione in curva di bandiere raffiguranti il Che Guevara o coreografie con la falce e il martello. A seguire troviamo la curva del Bologna, dove le prime frange organizzate nascono intorno agli anni ’60-’70. Gli ultras ormai hanno interiorizzato nelle loro curve la politica, un fenomeno distinto da Nord a Sud, credo che questo non rappresenti il tifo. Perché non rappresenta né il tifo né l’essere ultras. Il tifo è amore, è passione, è gioia o dolore, è adrenalina. Il tifo è tutto questo ma, il tifo non è politica.

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