Di Andrea Gino Caccaviello. In un’epoca in cui la musica spesso si concentra su ritmi e melodie, la poesia all’interno dei brani musicali emerge come uno strumento di connessione umana. Le parole, quando scelte con cura, non solo raccontano storie, ma vanno ad esplorare emozioni profonde, trasformando le nostre esperienze personali in verità collettive. Questa alchimia tra musica e poesia invita a riflettere, a sentire e, soprattutto , a vivere. Tra i tanti cantanti che fanno della poesia un potente strumento troviamo sicuramente Gio Evan, pseudonimo di Giovanni Giancaspro, nato il 21 aprile 1988, è uno scrittore, poeta e cantautore italiano. Scrive il suo primo libro a soli vent’anni chiamato ‘Il florilegio passato’ un libro autoprodotto dallo stesso Evan incentrato sul suo viaggio in India. Qualche anno dopo, nel 2012, fa debutto musicale con il suo primo disco chiamato “Cranioterapia”. Negli anni successivi continua a viaggiare per tutta l’Europa e il Sud America. Esordisce sui social, iniziando pubblicare i suoi versi prima su Facebook e Twitter e, successivamente, su Instagram e Tik Tok. Nei versi delle sue canzoni, possiamo incontrare e imbatterci in tutto quello che è l’amore all’ennesima potenza. Un autore che arriva dritto al cuore senza passare per la ragione. Scrive di amore vero, difficile, impossibile e di felicità delirante. Scrive e canta di vita vera, di esperienza personali e riesce con estrema naturalezza a farti immedesimare in ciò che scrive, facendo sembrare quasi che parli di te. Nel 2021 sale sul palco di Sanremo con la sua “Arnica” , da quel momento in poi non si è mai più fermato. Ha continuato a riempire piazze e teatri portando sui palchi parte della sua anima, mettendosi a nudo, emozionandosi e facendo emozionare. Al giorno d’oggi è uno dei poeti e cantanti più veri che possiamo trovare sul mercato musicale. Riesce ad arrivare all’anima delle persone senza chiedere il permesso di entrare, ma nello stesso tempo non mette a soqquadro quello che trova in quelle anime, cosa rara al giorno d’oggi, in un mondo pieno di amarezza e di empatia quasi inesistente. Riesce a mettere a posto quello che c’è di rotto e adorna con parole dolci le cose già sistemate, come aggiungere fiori ad un giardino, per intenderci. Parla del “troppo tardi” con leggerezza e gli addii riesce a renderli caramelle dolci per il palato. Fa in modo che le paure scompaiano e se non riescono a scomparire, con le sue parole, riesce a trasformarle in arte. E l’arte, con il tempo, non mette paura, ma diventa magia.