Di Manuel Raniolo. Questa è ciò che si può definire una partita epica. Domenica sera, durante la decima giornata del campionato turco, il Fenerbahçe ha trionfato sul campo del Trabzonspor per 2-3 grazie a un gol di Amrabat al 102′ minuto. Gli ospiti erano sotto 2-1 con 15 minuti rimanenti dopo aver subito due rigori, e questa vittoria all’ultimo respiro ha fatto letteralmente impazzire di gioia José Mourinho che ha iniziato a correre in campo, buttandosi in scivolata sull’erba e finendo anche per ribaltarsi prima di essere travolto dall’abbraccio dei suoi giocatori; il meglio, però, doveva ancora arrivare: poco dopo infatti l’ex tecnico della Roma ha cominciato a sbeffeggiare un avversario che stava protestando con l’arbitro e solo l’intervento dello staff delle due squadre ha impedito che i due venissero alle mani. Mou, anche a distanza, ha continuato a prendersela con lui mimando dei gesti come a volerlo definire un piccolo uomo. Pochi minuti dopo, il tecnico portoghese è tornato al microfono di beIN Sports Turchia per spiegare il motivo del suo festeggiamento un po’ eccessivo. È la storia eterna del “noi contro il mondo”, una narrazione che Mourinho padroneggia con raffinatezza. “L’uomo della partita è stato il Var. Non lo abbiamo visto, ma lui era il vero arbitro; il ragazzo in campo era solo un ragazzino,” ha dichiarato Mourinho. “Parlo a nome di tutti i tifosi del calcio turco. Non lo vogliamo più. Non lo vogliamo in campo, ma neanche meno nella sala Var, Sono stato avvisato su cosa mi aspettava prima del mio arrivo, ma è peggio di quanto mi fosse stato detto.” Il tecnico portoghese non si è fermato lì, criticando ulteriormente le autorità calcistiche turche nel loro insieme. “Il video arbitro ha visto entrambi i rigori contro di noi, ma quando è stato il momento di assegnarne uno a nostro favore, stava facendo merenda? Combattiamo contro i nostri avversari, ma anche contro il sistema,” ha affermato. “La Turchia non è il mio paese; mi tocca perché è il mio lavoro, il mio club, ma voi (popolo turco) dovreste preoccuparvene. Dovreste parlarne, non io. Dovreste denunciare ciò che sta accadendo qui anno dopo anno. Sarò io quello che il sistema cercherà di silenziare, ma noi siamo puliti.” Questi commenti hanno già suscitato notevole attenzione e avranno senza dubbio delle conseguenze. Tuttavia, forse non nel senso che il tecnico portoghese spera.

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