Di Noemi Ciani. Sdegno, terrore, angoscia, paura.. queste sono alcune delle strazianti emozioni che provano delle povere persone che sono vittime di queste atrocità. Nell’ultimo decennio la violenza domestica si è sviluppata in un modo inaspettato, ha preso il sopravvento di molte famiglie causando tragedie raccapriccianti . È impensabile credere che eventi del genere continuano ad accadere con cosi tanta frequenza, genitori che uccidono figli, figli che uccidono i genitori o donne uccise dai mariti o viceversa. Sono episodi che difficilmente si concepiscono, ci si pongono tante domande sulla motivazione per cui queste persone siano state spinte ad agire in questo modo disumano, ma in verità la risposta non e sempre scontata. Dietro questi comportamenti inaspettati ci sono sempre delle giustificazioni e si sente sempre e solo una frase: “ ma era una bravissima persona, non avrebbe fatto male nemmeno ad una mosca”. Testuali parole sono ben note agli ascoltatori e ai lettori, ma la verità è ben altra, la verità sono i fatti. È inaccettabile giustificare queste persone da azioni che hanno commesso, con queste frasi piene di compassione. Questi crimini sono segnali di fratture profonde che affliggono le dinamiche familiari e la società in generale. Ma la vera domanda che la società si dovrebbe porre è: “ma dove stiamo andando?.È arrivata l’ora di guardare in faccia una realtà dolorosa, smettere di girarci attorno e fare i conti con una cultura della violenza che, se non verra fermata, causerà una quantità numerosa di povere vittime. Ogni atto violento, che sia il parricidio, il matricidio, o l’omicidio di un coniuge, è il risultato di un fallimento profondo nei legami affettivi e nei rapporti emotivi e psicologici. L’idea che si possa “giustificare” la violenza come il prodotto di un “disagio” o di “circostanze estreme” ha solo contribuito a legittimare questi atti come inevitabili, alimentando una cultura di passività e impotenza. Tutte queste parole hanno completamente spostato l’attenzione sulla gravità dell’accaduto: l’omicidio, la violenza fisica e psicologica, sono intollerabili, a prescindere dalle motivazioni. Gli ultimi racconti di cronaca nera evidenziano l’incapacità dell’accettazione di un semplice no o di un rifiuto. Questa è una delle cause più note che danno vita a queste azioni terrificanti. Uccidere non è mai una risposta, eppure, troppo spesso, vediamo persone pronte a scusare o a minimizzare queste azioni, come se l’amore potesse in qualche modo essere tradotto in possesso, in controllo, in violenza. Ognuno di noi ha una responsabilità, non solo come individuo, ma come comunità. La violenza non è mai giustificabile. Mai.