Di Martina Sallusti.   “Il ragazzo dai pantaloni rosa”, film uscito da poco nelle sale cinematografiche, ispirato alla tragica vicenda di Andrea Spezzacatena, rappresenta un grido d’allarme contro il bullismo e il cyberbullismo, fenomeni troppo spesso sottovalutati o giustificati come semplici scherzi. Andrea, di soli 15 anni, è stato perseguitato senza tregua dai compagni di scuola per un motivo futile: indossare pantaloni rosa. Quello che per lui era un gesto innocente è stato trasformato dai bulli in un simbolo per attacchi omofobi, culminati nella sua decisione di togliersi la vita. E allora, il bullismo cosè oltre ad un atto di omicidio morale? Il bullismo non è una semplice presa in giro: è un atto di violenza psicologica e sociale. Andrea è stato marchiato, isolato e torturato verbalmente fino a perdere la capacità di vedere una via d’uscita. Persino una pagina Facebook fu creata per deriderlo, amplificando il dolore e annullando qualsiasi protezione che avrebbe potuto trovare al di fuori delle mura scolastiche. Il suicidio di Andrea non è un caso isolato. È l’epilogo tragico di una piaga che miete vittime in tutto il mondo, soprattutto tra i più giovani. Le parole possono uccidere, e nel caso del bullismo, lo fanno ogni giorno. Questa tragedia peró è anche il riflesso di una società che tollera il bullismo, minimizzandone la portata o, peggio, legittimandolo attraverso il silenzio. Anche la proiezione del film alla Festa del Cinema di Roma è stata interrotta da insulti omofobi, una dimostrazione di come il problema sia ancora radicato e ignorato. Come sottolinea Teresa Manes, madre di Andrea e ora attivista contro il bullismo: “Mio figlio non c’è più, ma l’omofobia sì”. Il film denuncia anche chi sceglie di ignorare questi atti di violenza. Ogni insegnante che chiude un occhio, ogni genitore che giustifica il comportamento del proprio figlio, ogni coetaneo che rimane in silenzio è complice. Il bullismo non è uno scherzo: è una forma di abuso che richiede sanzioni severe e interventi tempestivi. La storia di Andrea è un doloroso promemoria di ciò che accade quando l’indifferenza prevale. Bisogna educare all’empatia, condannare l’intolleranza e proteggere le vittime prima che sia troppo tardi.