Di Laura Zogorean. La voce di Sara Campanella  è stata brutalmente spezzata nel pomeriggio del 31 marzo da colui che le professava amore, ma dell’amore non c’era traccia, era un’ossessione perversa che ha strappato via l’ennesima vita indifesa.

Dopo il tirocinio al Policlinico di Messina, Stefano Argentino, avrebbe deciso di pedinare la compagna di corso; la quale terrorizzata e consapevole di essere nel mirino della morbosa fissazione del ragazzo, ha chiesto aiuto via messaggio all’amica; ma da lì a poco la furia e la spietatezza del suo assassino sarebbero culminati in un gesto estremo e irrimediabile.

Come purtroppo molte ragazze, Sara è stata vittima non solo di omicidio ma anche di anni di attenzioni maniacali puntualmente rifiutate: chiamate, messaggi e pedinamenti che hanno sottoposto la ragazza ad un enorme stress psicologico. La procura afferma che non vi erano intimidazioni, ma da donna posso affermare che non sono necessarie delle minacce per farci sentire in pericolo, come anche non ci sentiamo in pericolo a camminare da sole per strade solamente di notte, ma anche sotto la luce del sole e questo triste caso ne è la conferma.

Ognuno deve essere libero di amare chi vuole ma anche di smettere di farlo quando, la violenza, la prepotenza o anche più banalmente l’aggressività verbale prendono il sopravvento, senza aver paura di ritorsioni. Dobbiamo denunciare le prepotenze che subiamo, perché in quel momento non stiamo denunciando chi ci ama ma chi è maschio e deve ancora imparare ad essere uomo, perché un uomo non ci farà mai sentire piccole, indifese o in colpa per come siamo.

Un no, non può e non deve essere motivo di rabbia da parte di chi lo riceve; un no, non ha bisogno di motivazioni, un no, deve essere rispettato senza obiezioni e infine dire no, non deve più farci paura.