Di Mayla Cilla. Immagina di essere una semplice ragazza di 18 anni che vive in un piccolo comune in provincia di Reggio Emilia, piena di sogni, di desideri, che vuole vivere a pieno la sua vita. Immagina di sentirti un po’ diversa,un po’ fuori luogo. Immagina di voler diventare qualcosa, o meglio qualcuno, migliore di quello che la tua famiglia e la tua cultura ti hanno imposto di essere. Ecco, ora però immagina di lottare per ottenere tutto questo, per ottenere la libertà, per poter scegliere la tua strada, per poter scegliere chi amare. Questa è la storia di Saman Abbas, che nel 2021 ha scosso l’intera Italia. Nata in una famiglia pakistana che aveva in serbo per lei un destino già deciso dalla nascita. Volevano farla sposare in un matrimonio combinato. Sorge però un problema Saman non voleva, aveva detto no. Ed è proprio qui che inizia la tragedia. Saman non voleva essere soffocata da questa cultura, da questa tradizione, voleva scegliere lei chi amare, voleva scegliere lei chi sposare…insomma come è giusto che sia voleva scegliere lei come vivere la sua vita. Appena venuta a conoscenza di questo matrimonio, voleva fuggire con il suo fidanzato ma la sua famiglia non gliel’avrebbe mai permesso. Ed è così che la lotta di Saman per poter cambiare la sua vita si era conclusa. Nel maggio del 2021 Saman è stata uccisa dai suoi stessi parenti, da quelle stesse braccia che avrebbero dovuto proteggerla. Invece è stata uccisa per un semplice NO. Questa storia è stata simbolo di un grido di dolore, di un urlo soffocato e di un sogno infranto. Non possiamo permettere che la sua storia, il suo nome vengano dimenticati, non devono essere un esempio per mettere a tacere altre donne anzi dovrebbero essere la scintilla per cercare di riflettere, di cambiare qualcosa. La sua morte è come se fosse un campanello di allarme per tutti noi, tutti noi che viviamo la nostra vita con serenità senza pensare che alcune donne vivono tutto questo ogni giorno, alcune ormai hanno smesso di credere in un cambiamento altre invece continuano a lottare, lottare per cosa? Per arrivare alla morte? Ed è qui che la società dovrebbe dire NO, dovrebbe dire BASTA, dovrebbe combattere per cercare di cambiare qualcosa anche in queste culture così opprimenti. Tutti noi dovremmo pensare che al posto di quelle donne saremmo potute essere noi, le nostre madri, zie, amiche, figlie. La sua volontà di essere libera e di costruirsi il suo futuro da sola, dovrebbe vivere in ognuno di noi. Il suo sacrificio dovrebbe spingerci a lottare per far sì che ogni donna, in ogni parte del mondo, possa dire NO senza subire delle conseguenze.