Di Natalia Usciuc. Non c’era crudeltà.Non c’era premeditazione.
Eccoci giunti al punto in cui la difesa vuole riscrivere la morte di Giulia.
Come se le 37 coltellate potessero arrivare per caso. Come se il tempo passato a mentire, a spostare, a nascondere, non fosse bastato a raccontare tutto.
Secondo la difesa Impagniatiello non avrebbe agito con lucidità ma solo fatto un gesto disperato, non ragionato, Un raptus, una follia. E allora via le aggravanti così da renderlo meno mostro, più uomo.
Non è solo un’operazione giuridica ma lo scopo è quello di rendere accettabile qualcosa che grida ancora. Non importa se ogni gesto è stato una ferita in più alla dignità di Giulia, ora si vuole anche cambiare il copione.
Intanto Giulia e il bambino che portava nel grembo vengono messi da parte,
come se fossero delle comparse nel suo stesso omicidio ora l obiettivo è stare attenti a non far pesare troppo la loro morte.
E se oggi qualcuno ha il coraggio di dire che non è stata crudeltà, allora è il nostro dovere urlare che Giulia è stata uccisa due volte. Una con il coltello. L’altra con le parole.
Giulia purtroppo non può difendersi ma noi possiamo.
Possiamo e dobbiamo farlo, ogni volta che la narrazione tenta di capovolgere i ruoli, di dipingere come fragile chi ha agito con violenza e di rendere invisibile chi quella violenza l’ha subita fino all’ultimo respiro.
Dobbiamo farlo per Giulia, per il bambino che non nascerà, per tutte le voci che si sono spente nel silenzio e nell’indifferenza.
Perché ogni parola che sminuisce, ogni tentativo di giustificare, è una coltellata in più.
La memoria di Giulia non si tocca. La verità non si riscrive.Perché la giustizia non è uno sconto di pena, è uno sguardo lucido su ciò che è stato.