Di Samuele Moretta. La notizia dello stop è arrivata solo poche ore prima dell’inizio delle partite. Con un comunicato ufficiale di un paio di righe. Il giorno di pasquetta la Serie A, Serie B e tutte le altre competizioni si fermano per lutto nazionale. Giusto? Sbagliato? Probabilmente entrambe le cose.
Innanzitutto voglio partire dicendo che la figura di Papa Francesco non può essere messa in discussione, senza ombra di dubbio, per il suo peso e il suo ruolo. È stato un punto di riferimento per cristiani e non. Piuttosto metto in dubbio le decisioni prese dalla Figc in relazione al rinvio delle partite. Come ho detto prima, io sono pienamente d’accordo per il rinvio delle partite in merito a questo lutto, ma sono in disaccordo per le decisioni prese in merito al mondo calcistico. Rinviare le partite dal lunedì di pasquetta a solamente due giorni dopo, mercoledì 23 Aprile, è una scelta che a me personalmente ha lasciato piuttosto interdetto, soprattutto in relazione ai tifosi che si sono fatti migliaia di chilometri per seguire la propria squadra. Ai  tifosi, che vorrei ricordare essere la parte più importante da cui è composto il calcio, il rinvio di queste partite ha creato disagi tremendi. Mi metto per esempio nei panni delle famiglie che hanno organizzato il loro weekend di Pasqua, seguendo la propria squadra del cuore, grazie anche ai giorni di ferie durante queste vacanze pasquali, facendosi moltissimi chilometri. Posso immaginare che quelle famiglie, oltre ai soldi e soprattutto al tempo speso, avranno disagi anche a livello lavorativo, perché non penso che una persona normale che lavora, finite le vacanze di pasqua, abbia tempo fino a giovedì prima di rientrare a lavoro. Le persone sono cosi costrette, per il rinvio a dopodomani delle partite, a dover rimanere nel luogo dove sono arrivati per seguire la propria squadra, oppure tornare indietro perché restare due giorni in più è anche una spesa economica non indifferente per le famiglie. Non è solo questione di tifo, ma di rispetto per le persone che seguono e amano questo sport. Rispetto per il tempo che quest’ultimi investono per seguire la propria squadra. Lo stesso rispetto che si è voluto GIUSTAMENTE mostrare per una figura come il Papa, poteva essere esteso anche a chi, per il calcio, fa enormi sacrifici.

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