Di Ilaria Corazzi. Nella serata di giovedì 24 aprile 2025, la tranquilla cittadina di Volvera, in provincia di Torino, è stata scossa da un tragico evento: Andrea Longo, camionista di 34 anni, ha accoltellato a morte i suoi giovani vicini di casa, Chiara Spatola (28 anni) e Simone Sorrentino (23 anni), per poi togliersi la vita con la stessa arma.
Secondo le prime ricostruzioni, intorno alle 20:00, Longo si sarebbe presentato difronte all’appartamento della coppia in via XXIV Maggio e, una volta aperta la porta, si sarebbe scagliato con una ferocia inaudita contro i due vicini di casa. In mano aveva il suo coltello da sub a doppia lama col quale ha iniziato a pugnalare i due ragazzi che, pur tentando di fuggire per le scale, sono stati raggiunti e colpiti nuovamente nel cortile del condominio dove sono deceduti; dopo l’aggressione, Longo si è suicidato tagliandosi la gola.
Chiara Spatola e Simone Sorrentino erano entrambi operai e vivevano insieme da tempo, sognavano un matrimonio, una famiglia, un futuro felice e avevano in programma di trasferirsi a Rivalta Torinese dove stavano completando i lavori di ristrutturazione di un nuovo appartamento, ma la loro vita è stata tragicamente interrotta poco prima del previsto trasloco.
Le indagini sono ancora in corso, ma emergono dettagli inquietanti sul movente dell’omicidio: pare che Longo fosse ossessionato dalla ragazza, al punto che la coppia aveva deciso di trasferirsi proprio per allontanarsi da lui.
Alcuni testimoni hanno riferito di comportamenti molesti da parte del trentaquattrenne nei confronti della giovane donna mentre risulta anche che l’uomo avesse precedenti penali per reati contro la persona e il patrimonio.
La comunità di Volvera è sconvolta dalla tragedia: numerosi cittadini si sono radunati nel luogo dell’accaduto per rendere omaggio alle vittime e le autorità locali hanno espresso cordoglio e solidarietà alle famiglie colpite mentre, questo drammatico evento, ha messo in luce la necessità di prestare maggiore attenzione ai segnali di disagio e di potenziale pericolo all’interno delle comunità.
In particolar modo, nel caso di Andrea Longo, emerge un quadro di disagio profondo: precedenti penali, problemi di droga e una richiesta d’aiuto al 118 poche ore prima della tragedia. Tutti segnali che suggerivano uno stato mentale fragile e potenzialmente pericoloso non intercettato in tempo tanto che, più volte, l’omicida aveva accusato uno stato di malessere e degli attacchi d’ansia che lo avevano spinto a chiedere l’intervento dei medici.
Prevenire tragedie come quella di Volvera richiede un sistema integrato di ascolto, monitoraggio e intervento. Risulta assolutamente necessaria una formazione delle forze dell’ordine e dei servizi sanitari per riconoscere i segnali precoci di ossessione pericolosa o disturbi psichiatrici emergenti; una facilitazione dell’accesso alla salute mentale e dei sistemi di allerta condominiale o di comunità per cui vicini, amministratori di condominio e altre figure sociali dovrebbero essere sensibilizzati a segnalare comportamenti anomali, ma soprattutto un supporto psicologico obbligatorio in presenza di denunce o richieste di aiuto anche indirette (ad esempio, dopo comportamenti ossessivi verso una donna).
Un controllo giuridico più incisivo, inoltre, potrebbe impedire che si verifichino tali tragedie: in caso di persone con precedenti penali o problemi noti, predisporre misure di sorveglianza o di supporto potrebbe contribuire al raggiungimento di un’armonia comunitaria.
La tragedia di Volvera ci ricorda che le ossessioni non sono solo “questioni private” o “debolezze sentimentali”, ma possono essere campanelli d’allarme di disturbi psichiatrici seri e potenzialmente letali.
Investire sulla prevenzione psicosociale, sulla cultura del benessere mentale e sull’intervento tempestivo non è un lusso, ma una necessità urgente per salvare vite.