Di Riccardo Galavotti. Quando sono entrato in sala per vedere questo film, le mie aspettative erano nella media: sapevo che non si trattasse del classico filmone di registi come Nolan o Tarantino destinato a vincere Oscar o sbancare ai botteghini, ma sapevo anche che il regista, Ryan Coogler, non fosse l’ultimo arrivato.
Ai titoli di coda però, mi sono ritrovato piacevolmente sorpreso: questa pellicola ha superato ogni mia possibile aspettativa.
A partire dal cast, in cui troviamo un superbo Michael B. Jordan, il pupillo del regista, presente in ogni sua opera, che interpreta entrambi i ruoli dei gemelli protagonisti, Smoke e Stack, i quali, dopo aver fatto fortuna nella Chicago degli anni ’30,decidono di tornare nella loro città natale in Mississippi per aprire un jukebar e accogliere la comunità nera del posto.
Durante i preparativi reclutano il loro cuginetto, Sammie, un prodigio con la chitarra, interpretato da Miles Caton, un attore appena ventenne che proprio con questo film ha fatto il suo debutto sul grande schermo, e che personalmente ho trovato fenomenale nel suo ruolo.
Tutto sembra andare per il meglio, fino a quando, durante la prima festa, compare Remmick, all’apparenza un semplice uomo bianco, ma che si rivela essere un vampiro, risvegliato proprio attraverso la musica: dal suo arrivo in poi le cose vanno sempre in peggio.
Ho specificato il fatto che Remmick fosse bianco perchè credo che il suo personaggio rappresenti una metafora: ci troviamo comunque nell’America degli anni ’30, e i neri, specialmente in stati come il Mississippi, sono ancora vittime di oppressione da parte dei bianchi. I riferimenti a ciò non mancano durante il film, e sono numerose le scene in cui la tensione tra queste due comunità è più che evidente.
Nonostante gli attori, le sceneggiature e il ritmo di questo film siano stati ottimi, sono dell’idea che tutto ruoti intorno al suo vero, grande protagonista: la musica.
Dalla scena iniziale a quella finale la musica mi ha accompagnato e mi ha permesso di immergermi più a fondo nella storia che il film voleva raccontarmi.
Una scena in particolare mi ha fatto venire la pelle d’oca, e mi ha aperto gli occhi su un mondo di cui so poco: la cultura africana e afro americana.
Dalla Zaouli, danza tipica della Costa d’Avorio, al blues, fino ad arrivare al rap, in questo film Coogler è riuscito a rappresentare perfettamente il suo popolo, denunciando allo stesso tempo gli orrori della schiavitù e della segregazione, ed è per questo che invito chiunque stia leggendo ad andare a vederlo, specialmente adesso che è al cinema, perchè sono dell’idea che vedere (e sentire) questo film sul grande schermo lo renda ancora più speciale.
Un film che entrerà sicuramente nella storia del cinema, e diventerà col tempo un pilastro della rappresentazione della comunità nera, di questo ne sono sicuro.