Di Luigi De Vincentis. Alla fine, è successo davvero. Sono le 18:27 di domenica 4 maggio 2025: la storia è stata scritta: l’A.S.D Heraclea Calcio è ufficialmente in Serie D. Questo l’annuncio del responsabile della comunicazione della società pugliese Giuseppe Capano. Ci sono giorni che non si dimenticano. Giorni in cui il tempo si ferma, il cielo sembra più vicino, e il mondo si colora con le tinte dell’emozione più pura. Il 4 maggio 2025 è uno di quei giorni. Perché quel giorno, in un pomeriggio sospeso tra lacrime e urla, tra sogni e realtà, l’ASD Heraclea Calcio è salita in Serie D. E con lei è salita un’intera città. Un popolo. Un sentimento. Non è solo una promozione. È una rinascita collettiva, è un urlo trattenuto per anni che finalmente può esplodere. È la ricompensa per chi ha camminato sotto la pioggia, ha amato una squadra anche nelle sconfitte, ha continuato a cantare anche quando sembrava non ci fosse più nulla da cantare. Quella maglia bianco-granata ora brilla più che mai. È il simbolo di un’identità, di una speranza, di un legame indissolubile tra una squadra e il suo popolo. È il cuore pulsante di Candela. L’annata 2024/2025 verrà raccontata come una leggenda. Non c’erano fuoriclasse strapagati. Non c’erano grandi sponsor o luci da copertina. Ma c’era qualcosa di infinitamente più prezioso: l’anima. Il fuoco sacro del calcio vero. Quello che nasce nei campetti sterrati, tra pali arrugginiti e scarpe infangate. Quello che non si compra, ma si costruisce con il sudore e la fede. Dalla prima giornata si è capito che questa sarebbe stata una squadra diversa. Grintosa, umile, feroce. Capace di lottare fino al 95′, di rimontare l’impossibile, di proteggere un vantaggio come se fosse un figlio. Ogni partita è stata un campo di battaglia. Ogni punto, una medaglia, ogni gol, un passo verso il sogno. Al centro di tutto c’è lui, Mister Francesco Farina, il tecnico che ha saputo trasformare un gruppo di giocatori in una squadra, una squadra in un’unità, un’unità in un sogno. Calmo, deciso, strategico, ma anche padre, fratello e motivatore. Con le sue parole ha acceso fuochi negli spogliatoi. Con il suo sguardo ha saputo infondere sicurezza anche nei momenti più neri. Appena la partita è finita, la città si è riversata in piazza. Non serviva una direzione: Candela sapeva dove andare. Verso la sua squadra. Verso il cuore della festa. Le strade si sono riempite di bandiere, clacson, fumogeni. Le campane suonavano come se fosse Natale. Bar aperti fino a notte fonda. Anziani commossi, ragazzi impazziti di gioia, famiglie intere con le magliette addosso e le lacrime sul viso. Non era solo festa. Era liberazione, orgoglio, rinascita. Sotto il palco, migliaia di cuori battevano come uno solo. Perché questa squadra è l’anima di Candela. È il racconto più bello che il paese potesse scrivere. È un patto tra generazioni, un legame che il tempo non spezzerà mai. La Serie D è un mondo nuovo. Serviranno rinforzi, servirà organizzazione, servirà lavoro. Ma una cosa è certa: Candela non ha paura. Perché ha ciò che molti club non avranno mai: un’anima vera, popolare, profonda. Il sogno continua. E lo farà con gli stessi valori: sacrificio, comunità, appartenenza. Questa non è solo la storia di una squadra che è salita di categoria. È la storia di un legame. Di come il calcio, quando è vissuto con sincerità, può unire, guarire, elevare. È la prova che non servono milioni per fare la storia. Basta crederci. Bastano 11 uomini e una città che li ama come figli. Grazie, Heraclea Calcio. Grazie per averci insegnato che i sogni, quando sono condivisi, diventano realtà.

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