Di Beatrice Pastore. Quando si parla di atleti si tende sempre a puntare il riflettore sui loro successi e si è pronti ad attaccarli e giudicarli dopo una loro sconfitta. Un loro passo falso, una sconfitta, un errore, viene visto come conseguenza diretta del loro stato fisico, sentiamo dire: forse non si è allenato abbastanza? È troppo magro o ha qualche kilo di troppo?

Quante volte avremo ascoltato e letto queste parole in seguito alle sconfitte di un’atleta, ciò che viene messo quasi sempre in discussione è la loro forma fisica. Ma siamo sicuri che lo sport dipenda solo dal fisico? Beh, la componente fisica è solo una parte che influisce sul risultato di una performance, poiché il raggiungimento di un successo negli atleti è dato anche dal ruolo che svolge la loro mente. Ecco perché credo che dire “lo sport libera la mente” non sia molto appropriato, ma io direi che lo sport crea e forma la mente. La salute mentale di un atleta è da sempre stato un tabù o comunque un argomento scomodo da trattare, perché l’atleta si pensa sia l’immagine dell’eroe forte, possente, che non si lascia scalfire da niente e nessuno. Ma ad oggi facendo anche delle ricerche possiamo vedere come questo tema sia divenuto discusso soprattutto dai diretti interessati più che dai media o dalle istituzioni. E questo perché? Forse perché chi cade in depressione, oppure soffre di ansia è considerato un fragile, uno debole e quindi cade la maschera dell’atleta invincibile. Mi è capitato infatti di leggere articoli che sottolineassero soltanto l’aspetto oscuro di questo tema, ossia collegano la depressione o una qualsiasi debolezza mentale esclusivamente alla fragilità caratteriale della persona. Ma poi chi ha detto che parlare di salute mentale negli atleti sia per forza collegato ad una fragilità mentale o ad un momento negativo. La mente di ogni atleta, infatti, così come il corpo deve essere allenata quotidianamente. Ogni atleta si mette a confronto, che sia con sé stesso o con l’avversario, fatica ogni giorno in allenamento, cura i minimi dettagli se vuole arrivare al successo e al raggiungimento di ciò per cui ha sempre lottato. Sacrificio, stress, ambizioni, aspettative, rinunce, critiche… tutto ciò ha un impatto enorme sulla mente di ogni singolo atleta. Quando un’atleta deve affrontare una gara, sì ci deve arrivare sicuramente preparato fisicamente, ma ad avere un ruolo cruciale sarà la sua forza mentale, la sua forza a gestire la pressione, le aspettative, i commenti, la sua determinazione e motivazione che gli permetteranno di arrivare alla vittoria. Esempio concreto che testimonia l’importanza della mente nelle prestazioni sportive è il caso della ginnasta campionessa olimpica, Simone Biles che lei stessa ha affermato in seguito al suo ritiro alle Olimpiadi di Tokyo 2020: “Devo concentrarmi sulla mia salute mentale e non compromettere la mia salute e il mio benessere”. Ecco quando vediamo questi atleti gareggiare e volteggiare in aria pensiamo sempre che gli infortuni possano essere solo di natura fisica, ma anche la salute mentale gioca un ruolo importantissimo. Allo stesso tempo tale argomento risulta essere giudicato molto spesso in maniera sbagliata, perché gli atleti che denunciano dei loro momenti di difficoltà vengono visti come fragili, additati come coloro che hanno problemi di testa in senso negativo. Infatti, se mal gestita una notizia di questo genere può solo incentivare i pregiudizi presenti nella società. Quando forse basterebbe capire che questi atleti, non sono altro che persone comuni come tutti noi, e per tal motivo hanno i loro momenti bui, le loro cadute e il loro tempi per sapersi rialzare come qualsiasi altra persona. In questo caso non serve trattarli come “deboli” o il fatto stesso che ammetino una loro debolezza li debba far sentire sbagliati ma piuttosto trovare delle figure che li possano ascoltare e supportare durante la loro carriera. Gli atleti non sono macchine, e forse dovremmo imparare a capire che la vera forza di un’atleta ma questo vale in generale per qualsiasi persona sta nel riconoscere i propri momenti di difficoltà ed affrontarli. Il fenomeno di mettere la salute mentale al primo posto non riguarda solo gli atleti già affermati come Simone Biles ma anche i giovani atleti che crescono in degli ambienti sempre più competitivi, in cui la pressione è alle stelle. Il lavoro è quello di trovare oltre delle figure specialistiche che possano supportare gli atleti anche quello di cominciare a vedere gli atleti come esseri umani e non delle macchine, ma dare loro anche un valore morale oltre che sportivo. E forse il valore che noi diamo alle gesta degli individui non è altro che lo specchio di ciò che sta diventando la realtà, dove si è perso il dialogo, dove si ha paura di manifestare le emozioni ecco perché non guardiamo più ai sentimenti, e ai vissuti degli atleti.

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