Di Asia Santi.
Siamo abituati, guardando quello che è un modello storico e sociale che è ancorato alla nostra quotidianità, ad un’idea di donna che molto spesso si vede costretta a rimanere a casa per badare ai figli e svolgere le mansioni domestiche.
Il mondo viene visto ed analizzato (oggi, fortunatamente, meno rispetto a vari anni fa) con uno sguardo maschilista e misogino, che considera la donna unicamente come un utile oggetto.
La donna è vista come schiava, badante, come corpo su cui sfogare le proprie voglie ed i propri istinti. L’anima femminile non viene vista e riconosciuta come pensante ed unica, perché tanto agli uomini non interessa saperlo.
La donna veniva, e viene tutt’ora, considerata un essere inferiore all’uomo: basti guardare la cultura araba e la sua religione.
Il corpo femminile viene usato nelle riviste, nelle pubblicità e nei programmi televisivi per attirare ed appagare l’occhio maschile; c’è una spettacolarizzazione del corpo della donna, che molte volte neanche si rende conto della propria oggettivizzazione.
Donne e ragazze sono ancora oggi uno strumento di gratificazione, e l’uomo tende ancor di più a sminuire la sua essenza guardando e apprezzando solamente le sue curve e i suoi connotati fisici, mentre calpesta la sua dignità e sminuisce le virtù intellettuali che essa possiede.
E notiamo sempre più che il mondo gira in questo senso: puoi venire a lavorare qui, ma solo se sei carina e di bella presenza; si! Sei giusta per lavorare nel mondo dello spettacolo, ma solo se dai qualcosa in cambio.
Queste donne, mamme, studentesse si ritrovano così a fare qualcosa che non vogliono fare, ma che devono fare per trovare lavoro e mantenersi gli studi e la famiglia.
Vediamo ragazze che sognano di fare l’hostess, di viaggiare e conoscere il mondo che le circonda, o di conoscere i calciatori della squadra che tifano, eppure si trovano limitate nel raggiungimento del loro obiettivo per colpa di qualche kg in più, o semplicemente per aver detto “NO!” alle ‘avance’ di un uomo influente.
Sognatrici a cui sono state tagliate le ali, tutto questo per non aver accettato le molestie sul luogo di lavoro, per essersi ribellate, per non aver accolto i tanti pizzicotti sul lato B e le battutine squallide.
Quando si incontrano belle donne, ben truccate, che tengono al proprio aspetto, si pensa subito che lei lo faccia per attirare l’attenzione maschile, e l’uomo si autoconvince del fatto che la donna si curi e si vesta bene solo per il piacere maschile, e per “andare a rimorchiare”.
La verità è che lo facciamo per noi stesse, per guardarci allo specchio e pensare “che bella che sono oggi”, per passare davanti le vetrine dei negozi, guardare il nostro riflesso e apprezzare l’abbinamento di colori che abbiamo scelto di indossare. Non gira tutto intorno all’uomo; la donna non è un oggetto di piacere maschile, non è uno spettacolo da ammirare, acchitato a dovere per sedurre; non vuole essere abbordata e infastidita da uomini insistenti, ma vuole camminare per le strade, da sola, senza la paura di essere giudicata o violentata.
Sentirsi splendida ed invincibile, unicamente per se stessa.