Di Chiara Sabatini. “È violenza contro le donne ogni atto di violenza fondata sul genere che provochi un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà”. Così afferma l’art 1 della dichiarazione Onu sull’eliminazione della violenza contro le donne.
Nel mondo, la violenza sulle donne, interessa almeno una donna su tre. Un fenomeno quasi pandemico, che in Italia, come dimostrano i dati Istat, registra un 31,5% di donne che almeno una volta, nel corso della propria vita, hanno subito qualche forma di violenza fisica o sessuale. Nella stessa percentuale e nella maggior parte dei casi, tali forme di abusi, sono esercitate da partner, ex partner, famigliari e sconosciuti. Vittime da un punto di vista psicologico, nonché fisico e morale, molte donne hanno tuttavia paura di denunciare gli abusi subiti. Cinque sono le domande più comuni che si pongono, tra queste: dove andrò?; cosa farò?; cosa diranno?; mi aiutate?; mi posso fidare degli aiuti che ricevo? Domande he ancora convivono la testa delle donne. Il loro corpo come una merce di scambio, non viene rispettato da tanto ormai, e troppo tempo. Non si può più ascoltare una donna che ancor oggi, deve aver paura di uscire da sola, svolgere le sue quotidiane attività o di dover dire addio alla sua vecchia vita per colpa di un uomo. Il corpo delle donne e le loro anime non sono un oggetto ma una “magnifica presenza”: e per questo, deve essere apprezzato, rispettato e protetto.