Di Carmela Nuzzolese.
Giorgia Meloni lo ha ribadito più volte e in più occasioni: lei vuole essere “”il presidente” del consiglio dei ministri”. Inizialmente l’appellativo a lei rivoltosi da parte degli organi politici principali era “il signor presidente”, ma la Meloni ha voluto far rimuovere “signor” e lasciare il maschile.
In un paese che ha per la prima volta nella sua storia politica un presidente del consiglio dei ministri donna è inaccettabile che questa si faccia chiamare con declinazioni al maschile.
Le donne hanno lottato e hanno raggiunto molti traguardi in ambito dei diritti e questi hanno costituito veri passi da gigante, tuttavia la strada da percorrere è ancora tanta.
Una donna che diviene presidente della repubblica, al di là della posizione del suo partito politico e delle sue convinzioni, non può e non deve in nessun modo desiderare di essere citata al maschile.
Piuttosto che eliminare “signor” dal modo formale per nominarla, avrebbe dovuto decidere se farsi chiamare “la presidente” o “la presidentessa”.
Il primo è più generale e, sul sito della Treccani, indica “chi presiede, sovrintende, dirige e coordina”, il secondo è specifico e indica una donna che ha il compito di governare.
Questa è una conquista importantissima per le donne, chi l’ha ottenuta è in dovere di rispettarla.