Di Filippo Cretoni. Appena due settimane fa in seguito alla sconfitta al primo turno del challenger di Ortisei, è terminata la carriera di Andreas Seppi.
Una storia lunghissima e ricca di soddisfazioni per il tennista di Bolzano che, pur essendo stato spesso all’ombra dei riflettori, è riuscito a compiere imprese straordinarie che resteranno indelebili nella storia del tennis italiano.
Come non citare la vittoria ai danni di Rafael Nadal a Rotterdam nel lontano 2008 e ancora di più quella ottenuta contro Roger Federer agli Australian Open del 2015. Col ritiro del campione svizzero, Seppi resterà per sempre l’unico italiano ad essere riuscito a batterlo in un torneo dello Slam.
Il record però forse più significativo di tutta la sua carriera sono i 66 Slam consecutivi che ha disputato a partire da Wimbledon 2005, dato che lo pone al terzo posto di questa speciale classifica all time.
Oltre ai grandi risultati sportivi, è bene porre l’accento anche sul grande spessore umano che ha sempre contraddistinto Andreas Seppi. Sempre corretto, mai una parola fuori posto. Un grande esempio sia dentro che fuori dal campo. È per questo che il modo in cui ha concluso la sua attività professionistica probabilmente non è stato all’altezza della sua persona.
Eppure le opportunità per regalargli un finale in grande stile c’erano tutte visti i tornei che si sono disputati a ottobre, prima a Firenze e poi a Napoli. La federazione invece ha preferito dare tutte le sue wild card ai più giovani, giustificando la scelta con l’idea che darne una a un giocatore prossimo al ritiro sarebbe stato uno spreco.
Per smentire questa affermazione basti osservare il ritiro di Tsonga al Roland Garros o, più recentemente, quello di Gilles Simon a Parigi Bercy. Sono state delle grandi feste in cui i diretti interessati hanno dato il massimo, spronati dal pubblico e dal contesto in cui si trovavano. Seppi avrebbe meritato lo stesso trattamento, ma evidentemente era destino che dovesse chiudere questa sua avventura proprio in Alto Adige, tra i monti di casa, anche se qualcuno avrebbe potuto agire in modo diverso.
La sua grande caratura comunque si è vista anche in questo caso. Nessuna lamentela, solo una semplice storia su Instagram scomparsa nel giro di ventiquattro ore, dimostrando fino alla fine la sua grande signorilità.
Quello che possiamo fare noi è ringraziare Andreas Seppi per quello che ha fatto per il nostro tennis e per come ha ispirato le generazioni future. Chissà, senza di lui, che strada avrebbe preso Jannik Sinner che ha avuto proprio in Seppi il suo idolo fin da bambino come ha più volte raccontato.
Ciò che è certo è che se il movimento tennistico italiano si trova in questa fase di nuovo splendore, il merito è sicuramente anche suo che ha dato dimostrazione a tutti che con l’impegno, la resilienza e lo spirito di sacrificio si possono raggiungere traguardi straordinari.