Di Mirko Vinci. Ottobre, il mese dei mostri. Non esiste un Halloween che si rispetti senza un qualche progetto firmato dai celebri maestri del genere horror. Quest’anno a deliziarci e a spaventarci ci pensa Guillermo Del Toro, icona indiscussa del settore ed uno dei più grandi registi contemporanei, con la sua “”, serie antologica disponibile sulla piattaforma Netflix. Otto puntate, otto storie, otto viaggi nei meandri più nascosti dove sembra non battere mai la luce del sole. Sta proprio allo spettatore accendere la torcia delle sue conoscenze ed imbarcarsi in un viaggio fatto di scoperte e rivelazioni, proprio come a Del Toro piace insegnare. Quello che potrebbe sembrare un capriccio del regista, un calderone di tematiche, di scene, di temi, sempre nettamente in contrasto tra di essi, che sia per la loro crudezza o che sia per la loro pacatezza, si rivela essere un riassunto perfetto dei capisaldi del genere. Non a caso ogni episodio viene diretto da un regista diverso scelto da Guillermo Del Toro in persona, e la personalità così come l’approccio di ognuno di essi si rispecchia alla perfezione all’interno della puntata. Tra scene che strizzano l’occhio ad Hitchcock, spunta l’essenza primordiale dell’ultima fatica firmata dal celebre regista: le creature, così come i diversi personaggi umani, presentano i medesimi enigmi sui quali ci si deve interrogare senza mai fermarsi all’apparenza. I mostri di Guillermo Del Toro sono stati sempre studiati nel minimo dettaglio, mai banali, mai scontati, mai sviluppati unicamente sull’idea dello jump scare, bensì sempre molto folkloristici, umanizzati, curati al punto di suscitare sgomento ed inquietudine, ma soprattutto in cerca di un loro posto nel mondo. Esseri da cui fuggire a gambe levate, così come da comprendere con coraggio, a cui a fargli da sfondo c’è spesso e volentieri una storia composta da atrocità e sofferenze. Dietro il mostro, dietro la maschera, si nasconde un’anima, spesso bisognosa di tutte quelle attenzioni e quelle felicità che nel mondo terreno si cercano costantemente. Il sottile velo che differenzia umani e mostri, un velo così sottile da interrogarsi se il mostro effettivamente non sia l’umano stesso. Una lezione davvero importante a cui molte volte le spaventose creature degli horror non ambiscono mai, concentrandosi esclusivamente nello spaventare al massimo lo spettatore; quando l’orrore più grande molte volte deriva proprio da ciò che è sotto i nostri occhi. Il problema è che si è stati abituati a chiamare horror una creatura di fantasia e non chi quelle orribili gesta le compie anche nella vita reale.

 

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