Di Davide SchiavoneE’ il 2022 e ancora è necessario “giustificarsi” per il colore della propria pelle. Questo è ciò che Paola Egonu, campionessa italiana di pallavolo, si sta ripetendo da ormai tanto, troppo tempo.
Il culmine si è raggiunto dopo la finale valida per il terzo posto mondiale contro gli Stati Uniti. Dopo la partita la schiacciatrice azzurra si è sfogata con il suo procuratore, scena ripresa da un video che ha fatto, in pochissimo tempo, il giro del Web. “Sono stanca – afferma Paola – mi hanno chiesto addirittura perché fossi italiana, questa è la mia ultima partita in nazionale”. Un gesto a mente calda, quello della Egonu, reduce da un mondiale certamente non alla sua altezza e che l’hanno esposta ad una critica feroce, e talvolta fuori luogo, di tifosi e non. Questo è solo il più recente degli sfoghi di sportivi che onorano ogni giorno i colori dell’Italia. ma che vengono colpiti alla prima occasione possibile lì dove fa più male.
Italiani fino al midollo, ma molte volte non riconosciuti dallo Stato come tali. Il razzismo è un elemento tutt’ora presente nella società odierna, ma è anche compito delle Istituzioni combatterlo il più possibile. Lo “Ius Soli” (la concessione della cittadinanza in base al territorio di nascita) può essere determinante nell’integrazione degli immigrati di seconda generazione. La pallavolo, anche per qualità fisiche ricercate, è uno degli sport più inclusivi del panorama contemporaneo, i suoi tifosi si distinguono per sportività e rispetto reciproco, ed è fortemente inaccettabile che, nonostante gli errori che possono capitare nella vita di qualunque atleta, si cerchi di ferire senza possibilità di replica. Paola ha parlato, per lei lo hanno fatto le lacrime dopo la sfida contro gli Stati Uniti, con la speranza che siano arrivate, anche solo in minima parte, a tutti gli italiani come lei. Perché la sensibilità non ha colore.