Di Federico Manzi.
“L’estate sta finendo” cantavano i Righeira. Ma è un altro anno accademico all’università che se ne va e con lui è giunto alla conclusione anche il tanto atteso corso di giornalismo televisivo. Sono stati mesi intensi, con un susseguirsi di emozioni sempre più forti. Le aspettative erano molte, lo ammetto, e a dirla tutte, arrivato a scrivere queste poche righe posso solo che ripensare con piacere alle trenta ore passate nell’amata T33. Entrato con il timore di esprimermi davanti agli altri e con i soliti amici sui cui poter contare, ne esco ad oggi, consapevole di ciò che sono e di quanto valgo realmente. Io che sono sempre stato un inguaribile insicuro e timido ragazzo mai mi sarei aspettato che un semplice corso universitario potesse accendere in me quella luce capace di abbattere questo maledetto loop. Non esagero nel dire che questo corso tira fuori la miglior versione di te stesso: sei chiamato a riflettere su ogni singolo avvenimento della tua vita, costruendo man mano quello che il professore ci ha voluto trasmettere con tanto entusiasmo: il giornalismo di vita, far di ogni singolo momento della giornata uno scenario memorabile, cogliendo sempre l’attimo. Ecco, è doveroso, arrivato alla conclusione di questo percorso, soffermarmi su colui che ha reso possibile tutto ciò: il professor Palma. Giornalista e professore universitario ma, per noi –senza sbilanciarmi troppo- un amico. Ci ha presi per mano fin dal primo momento, senza mai abbandonarci, consapevole di aver davanti a sé una generazione che non sempre viene ascoltata quanto dovrebbe. Affrontando, lezione dopo lezione, argomenti personali e quanto mai più vicini alla nostra età, è riuscito ad entrare nella mente di ognuno e noi bravi e capaci a porre domande adeguate e mai fuori luogo a chi esponeva la propria storia. Senza dimenticare gli articoli, la scoperta –per la prima vota- delle inchieste nelle quali ci siamo cimentati, i vari film, ognuno con un diverso significato da cogliere, proprio come veri giornalisti di vita.
Se mi chiedessero due parole per riassumere il corso di giornalismo televisivo appena concluso, sarebbero di certo crescita ed amicizia. Proprio quest’ultima è stata una delle scoperte più belle di queste ultime settimane: attraverso i dibattiti, e non solo, abbiamo iniziato a comprendere le diverse personalità in questo gruppo così diverso ma simile allo stesso tempo. Sono nate amicizie che sicuramente porterò con me nel proseguo del mio percorso universitario ed altre si sono consolidate in una maniera inaspettata. Ed il tutto proprio grazie a questi mesi vissuti sempre da protagonisti. Non è mai semplice chiudere un qualcosa che ha lasciato dentro di te dei momenti e degli insegnamenti indelebili, ma, come nella vita, tutto ha un inizio ed una fine. Ma è arrivato quel giorno: arrivederci T33, arrivederci terza fila protagonista del quartetto ben noto al professore, arrivederci ragazzi con l’augurio che, nei prossimi anni, questo corso e l’insegnamento del professor Palma posso far crescere così come ha fatto con noi. Magari chi lo sa, chi verrà dopo la classe 2021-22 sarà migliore di noi e magari anche più partecipativa ma di certo vi posso assicurare che se entrerete in punta di piedi e rigidi come alberi, ne uscirete liberi come farfalle e sicuri di aver dato il meglio di voi stessi.