Di Nicola De Angelis.
Troppe volte leggiamo sui giornali di ragazzi uccisi per delle questioni futili, questo è capitato a Francesco la notte del 19 marzo a Mergellina sul lungomare Caracciolo. Ancora una volta le strade di Napoli si tingono di rosso proprio come quella macchia di vino rovesciata per errore sulle scarpe della persona sbagliata. Francesco aveva un sogno, quello di aprirsi una pizzeria con il suo amico fraterno e fare quello che più lo rendeva felice. La sua unica colpa è stata quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Davanti a lui una vita intera spezzata da un colpo d’arma da fuoco esploso da un suo coetaneo nato e cresciuto in un contesto familiare difficile. Oltre al presunto affronto della scarpa macchiata sono stati trovati nuovi elementi nel corso delle indagini che testimoniano la presenza di alcuni ragazzi appartenente a clan rivali a quelli del killer. L’assassino si chiama Francesco e per uno strano scherzo del destino quando estrae la pistola ed esplode i primi colpi, per punire il clan avversario dell’affronto ricevuto, sulla traiettoria si trova l’altro Francesco, quel ragazzo che aveva deciso di vivere la sua vita onestamente. Il tutto è avvenuto sotto gli occhi increduli del suo amico Carlo seduto a due passi da Francesco, le sue ultime parole sono state “aiuto non respiro”. Non si può morire così, non se hai 18 anni e sei un ragazzo che con la malavita non hai niente a che fare. Non si può aver paura di uscire la sera con gli amici e ritrovarsi nel bel mezzo di una lite tra clan, perché oggi giorno estrarre una pistola è diventata un’abitudine e un sintomo di potere per quei ragazzi poco più che maggiorenni.