Di Gilda Di Bonaventura. Ripensare alla moda. Con questo slogan la rivista Vogue ha deciso di dedicare l’immagine di copertina alla bellezza della disabilità, come un atto di ribellione e di inclusione.

Vogue rompe gli schemi e infrange l’ultimo tabù, con la presentazione di modelle e attiviste che combattono i pregiudizi e gli stereotipi.

Tra le star in copertina ci sono Ellie Goldstein, modella britannica affetta dalla sindrome di Down, che indossa un abito Gucci e la modella trans disabile Aaron Rose Philip, che indossa un abito nero Del Core e ballerine di Miu Miu.

Tale scelta dimostra una rivoluzione e un cambio programma del settore della moda, continuamente alla ricerca della totale perfezione dei corpi.

Con questo lancio la rivista Vogue dimostra quanto sia sbagliata la concezione di dover costantemente tagliare fuori una parte di persone dalla selezione di una copertina.

La moda gira tutto intorno alla bellezza, ma chi è che ha dato questo limite?

Ogni donna è bella per come è, non bisogna quindi etichettare come “brutti” o non accettare determinati corpi reali. Ogni donna con le proprie particolarità e i propri difetti è unica e per questo deve essere apprezzata e accettata.

Il continuo senso di inadeguatezza che si respira nei camerini delle case di moda, lascia trasparire quanto ad oggi questo concetto in inclusione sia ancora molto lontano e non accettato.

Vogue però ha comunque voluto rompere questi stereotipi, facendo sentire queste persone belle e alla moda. Il senso di coinvolgimento che ha generato tale copertina, verrà visto come un punto di partenza per il cambiamento di questa ottusa ideologia della bellezza. Come se essere belli sia un dono di pochi e che quindi la bellezza sia limitata. Non è così, perché come esplicitato prima, ognuno è unico nel suo genere e mostra al mondo la propria bellezza, la quale non deve seguire un determinato canone.

Importante sottolineare quindi, come si riesca a mettere in evidenza l’aumento dell’inclusione, in modo che la moda riesca a coinvolgere tutti noi, ognuno di noi.

Per creare tutto ciò, Vogue ha collaborato von Sinéad Burke, attivista irlandese affetta da nanismo. Grazia a lei ad oggi stanno cambiando molte cose nella moda e trasformando le rigide pretese delle case di moda. Si è occupata di questa campagna, portando avanti il proprio ideale, che può essere riassunto con le sue parole dette in un editoriale: “l’accessibilità e l’inclusione della disabilità sono responsabilità e opportunità di tutti, questo è un movimento, non un momento. E coinvolge tutti noi”.

La moda quindi è di tutti, di ognuno di noi.

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