Di Lorenzo Bianchini. Ancora oggi nel mondo del calcio si continuano a contare innumerevoli episodi di razzismo verso i calciatori di colore, ultimo l’episodio dei buu razzisti all’attaccante belga dell’Inter Romelu Lukaku durante la sfida di coppa Italia contro la Juventus. Nessun provvedimento, anzi, inizialmente la squalifica della curva, sentenza prontamente ritirata dalla procura: evidentemente è più importante non andare a penalizzare la squadra e la tifoseria bianconera che proteggere il giocatore che è stato anche squalificato per doppia ammonizione dopo aver fatto segno ai tifosi che lo insultavano di stare zitti. Solo dopo la grazia del presidente della FIGC Gravina, Lukaku sarà a disposizione per giocare il ritorno della sfida contro la Juventus.
Come detto questo è solo l’ultimo di innumerevoli episodi di razzismo nel mondo del calcio costellato ancora di tifosi senza cervello che continuano ad insultare in base al colore della pelle dei propri avversari.
La serie a è uno dei campionati, se non il maggiore, con più episodi di razzismo verso i giocatori di colore, il caso più famoso quello di Mario Balotelli al quale venne lanciata anche una banana durante una partita di campionato. Anche in altri paesi e campionati si contano moltissimi episodi di razzismo le differenze però rispetto al nostro paese sono molte: in Inghilterra, ma anche in moltissimi altri paesi europei, viene attivato il daspo immediato per chi ha comportamenti a sfondo razziale e in molti casi vi è anche la detenzione con relativa squalifica dello stadio e multa alla società. L’Inghilterra è il paese dal quale più bisogna imparare per il modo in cui gestiscono queste situazioni scomode e molto difficili; alto è anche il livello dei loro arbitri che senza alcun tipo di timore sospende le partite appena sente, o gli viene comunicato, dei cori razzisti e anche gli stessi giocatori al rientro dal lockdown nel 2020 hanno aderito alla campagna Black Lives Matter inchinandosi prima dell’inizio della partita.
In Italia purtroppo siamo ancora indietro e non solo per campagne come quella inglese ma soprattutto l’altissimo numero di episodi che rimangono impuniti senza che il direttore di gara e poi la federazione puniscano i soggetti responsabili. Piuttosto che cercare di rendere più spettacolare il gioco cambiando regole, aumentando le partite e inventandosi di tutto per aumentare i diritti televisivi e gli incassi si dovrebbe risolvere i problemi veri dello sport ritornando ai vecchi valori che i nostri genitori ci hanno insegnato, eliminando gli episodi di razzismo e tutti i continui episodi di violenza tra le tifoserie. Torniamo a pensare a quello che è sempre stato questo meraviglioso sport: un gioco.