Di Valeria Di Poli.
Era settembre quando ho ricevuto quella mail con un invito da parte del professore a partecipare a degli esami di fine corso, ed eccomi che un paio di giorni dopo ero lì, titubante e del tutto ignara di ciò che sarebbe accaduto nei mesi a venire.
Ricordo perfettamente come mi brillavano gli occhi quando ho ascoltato le premesse del professore, e senza oggettive motivazioni il mio istinto mi ha detto che ero al posto giusto nel momento giusto.
Non mi era mai capitato di legare con dei colleghi a lezione ma qui è stato diverso: è nata una sinergia, una coesistenza in quelle ore di lezione grazie alle quali ci sentivamo tutti in un luogo sicuro, in cui nessuno ci avrebbe giudicato o puntato il dito, e grazie alle testimonianze dei compagni ho imparato tanto. Non avrei mai pensato di sentirmi libera e sicura a condividere parti della mia persona con un gruppo di sconosciuti, e ancora peggio avrei immaginato che, in fondo, sconosciuti loro non lo fossero per nulla.
Mi sono sentita meno sola quando venivano riportati racconti di vita che spesso sentivo un po’ anche miei, e nei momenti in cui affioravano le lacrime agli occhi, c’era sempre la mano del professore sulla spalla di tutti, come a dire “ va tutto bene, non siete sbagliati, queste sono le vostre vite e dovete solo che andarne orgogliosi”. Il suo insegnamento rigido ma quanto mai stimabile, sempre giusto ed elegante rispetto al momento in cui ci si trovava.
Questi mesi sono volati, e sento già la malinconia incombere nei prossimi lunedì.
Non posso che ringraziare tutti i ragazzi e il professore, se oggi sono qui a scrivere queste parole è anche merito suo, e soprattutto grazie per avermi trasmesso la sua passione per l’insegnamento e per il suo lavoro, ne sono rimasta affascinata dal primo istante, e so bene cosa voglia dire dedicare la propria vita a ciò che si ama fare più di tutto.
Questo viaggio è giunto a termine, ma sarà un’esperienza che porterò sempre con me, ovunque sarò.
Infinitamente grata.