Francesca Turlon .Il 19 febbraio 2020 la commissione europea ha pubblicato un documento dove l’Europa si pone l’obiettivo di diventare il leader mondiale in ambito di Data economy, cioè l’economia di dati, basata sulla capacità delle imprese di gestire il volume crescente di informazioni digitali.
Nel libro bianco sull’intelligenza artificiale, l’unione europea ha proposto di investire 2,5 miliardi di euro nella distribuzione di piattaforme dati e applicazioni AI, con il fine di accelerarne la diffusione anche da parte delle piccole e medie imprese.
Tale documento, primo al mondo nel suo genere, colloca l’Europa in cima alla classifica nella regolamentazione di questo settore, che sembra offrire grandi opportunità, ma celare anche molte insidie.
Lo sviluppo esponenziale che ha avuto questa tecnologia è a dir poco sorprendente, in circa 60 anni si è arrivati a creare dei software in grado di emulare ottimamente il funzionamento cerebrale umano. Questa intelligenza è alla base della profilazione dei dati, ma il suo utilizzo è stato applicato nelle più varie e disparate attività tecnologiche, che pare stiano lentamente sostituendo il sowftare per eccellenza, il nostro cervello.
I rischi che si corrono sono tanti, e potrebbero creare un effetto distruttivo, già abbiamo notato con quanta facilità la tecnologia ha preso posto nelle nostre vite come nulla prima d’ora, influenzandole a tal punto da mutare il comportamento di una società intera. Ci sono perciò talmente tante controversie e scenari apocalittici che potrebbero avverarsi da voler tirare il freno a mano, ma questo tipo di tecnologia comporta anche dei vantaggi per niente indifferenti: l’intelligenza artificiale potrebbe facilitare l’accesso all’istruzione e senza dubbio migliorare le condizioni lavorative, in quanto lavori rischiosi sarebbero affidati a robot, creando però nuove occupazioni dovute alla crescita dell’industria della stessa.
C’è la necessità di vedere lungo e chiedersi a cosa porterà tutto questo, per garantire un uso consapevole e sicuro, ma è anche da considerare che il cambiamento e lo sviluppo hanno sempre incusso timore nell’uomo.
Resta fermo il fatto che è chiamata artificiale, in quanto può dare vita solo a situazioni che sono state create precedentemente dall’intelligenza umana, che ci auguriamo, non potrà mai essere superata.