Di Giordano Tabbì
L’allenatore della Nazionale italiana di calcio è stato chiaro, puntiamo sui giovani, che ci sono e sono forti, diamogli fiducia, facciamoli giocare e loro risponderanno sul campo. Sta applicando alla lettera quanto ha detto sin dalla prima conferenza stampa Roberto Mancini, l’Italia giovane è ormai ripartita. Ora le partite iniziano a pesare, perché sono valide per la qualificazione all’Europeo che si svolge tra un anno, ma la strada per arrivarci è segnata. Punta su un mix di giovani ed esperienza il commissario tecnico, e la squadra risponde positivamente sul campo, due vittorie contro due squadre nettamente meno attrezzate dell’Italia ma comunque utilissime per il morale.
I segnali portati dai giovani sono stati positivi, si sono dimostrati pronti per indossare questa maglia e hanno accettato le scelte di un allenatore molto influente come Mancini. Ora ci si aspetta di più da tutti quei ragazzi che non sono più giovanissimi, come Insigne e Bernardeschi, che possano magari prendersi in mano la squadra e trascinarla in alto anche nei momenti più difficili. I numeri ce li hanno, ora devono confermarsi.
Aldilà di Kean, che ha diciannove anni e che ha dato un contributo importante in queste ultime partite disputate, sia in Nazionale che in bianconero con la Juventus, vi sono una serie di calciatori giovani in ascesa, come Chiesa, Donnarumma, Politano, Zaniolo, Cragno, Mancini(Atalanta) e chi più ne ha più ne metta, che ora hanno bisogno di inserirsi nello spogliatoio della Nazionale. Ovviamente al fianco di giocatori più esperti, come ad esempio Bonucci, Chiellini e Sirigu, che hanno calcato campi importantissimi.
Sperando che questa generazione di ragazzi nati a cavallo tra fine anni novanta ed inizio anni duemila rispetti le aspettative, possiamo dire che probabilmente quello che è mancato alla Nazionale degli ultimi anni sono quei giocatori delle generazione in mezzo a queste due, cioè i vari Balotelli, Belotti, El shaarawy, De Sciglio, ecc. che non sono mai riusciti ad imporsi a dei livelli elevati ed hanno fatto della discontinuità la loro migliore qualità.
Mancini sta puntando sul formare uno spogliatoio coeso. Si vede anche nel modo in cui si affrontano le partite. Dopo questa ultima sosta sembra essere tornato in Nazionale un clima di serenità, che nulla ha a che fare con il clima di ansia e malinconia che c’era prima che Roberto Mancini si sedesse sulla panchina azzurra. La batosta della mancata qualificazione al mondiale sembra essere stata ormai digerita, e quella rabbia è stata trasformata da Mancini in grinta agonistica, voglia di giocare e di lottare per la maglia azzurra. Le nuove leve stanno dimostrando di essersi guadagnati la Nazionale. Ora c’è una qualificazione da conquistare e dei meccanismi di squadra da migliorare, i giovani ci sono e sono presenti, Mancini sta lavorando bene e bisogna stare tranquilli, perché ora lavorando con serenità si può costruire qualcosa di importante per il bene dell’Italia.