Di Eleonora Fois. In una società ormai improntata sulla tecnologia, AI e sapere teorico che vede giovani sempre più robotizzati, sempre più declini allo scegliere uno schermo luminoso più che a creare veri contatti con se stessi e ciò che li circonda, in una generazione che sta perdendo curiosità e voglia di sperimentare, la fabbrica di San Pietro per il terzo anno consecutivo, come se fosse entrata in azione per abbattere questa situazione, da il via all’anno accademico della scuola delle arti e dei mestieri, una scuola che propone a ben 20 ragazzi provenienti da tutto il mondo, gratuitamente, l’esperienza indelebile di praticare le maestranze che rientrano da ben 5 secoli all’interno della fabbrica: scalpellini-marmisti, falegnami, muratori, fabbri e mosaicisti. Un’esperienza che, con l’aiuto della fondazione fratelli tutti, promette di scoprire e sperimentare quei saperi non più tanto valorizzati che nella società d’oggi sono ben proiettati a scomparire. Saperi ricchi, riservati ai pochi capaci di coglierne la bellezza. La scuola concede il privilegio di stare a contatto con i magnifici tesori della Basilica, facendoli conoscere e vivere come normalmente non se ne ha la possibilità. Mette i ragazzi a confronto con grandi restauratori e grandi professori del mondo dell’arte, ma soprattuto a contatto con la maestria e l’unicità degli storici Sanpietrini della fabbrica. A una società spenta e standardizzata si contrappone una iniziativa capace di puntare al progresso. In grado di dare ai giovani d’oggi un input diverso e originale, aprendoli strade e visioni lavorative non scontate. Il vaticano che spesso punta a iniziative differenti, si ritrova a mettere su di se una luce diversa. Una luce che guarda al futuro ripescando il passato, che vede la manualità come punto cardine e i giovani come ancora. Mette speranza nel non perdere l’interesse verso queste maestranze, che pur essendo lontane del pensiero lavorativo giovanile odierno, sono umanamente importanti.