Di Ilaria Granieri. Ad oggi il mondo dei social, oltre ad intrattenere con diversi contenuti, sono una vera e propria vetrina per brand e aziende, che si fanno spazio tra le sponsorizzazioni con i loro prodotti o servizi, per convincere sempre più persone ad acquistare. Ma in un’epoca dove l’aspetto e la bellezza estetica ormai conta fin troppo, in questa vetrina troviamo anche sempre più professionisti della chirurgia estetica. Ma quanti di loro sono veri professionisti? Come facciamo a capire di chi possiamo fidarci?

A riporre la sua fiducia nelle persone sbagliate purtroppo è stata Margaret Spada, una giovane ragazza di 22 anni, originaria del Siracusano, morta lo scorso 7 Novembre al Sant’Eugenio, dopo aver effettuato l’anestesia locale per un intervento di rinoplastica nell’ambulatorio di un centro medico della Capitale, in zona Eur.

Il suo desiderio era quello di modificare il suo aspetto con quello che doveva essere un semplice filler rinoplastico al naso, così dopo aver trovato questo studio medico tramite una sponsorizzazione su TikTok, decide di partire per Roma, accompagnata dal suo ragazzo.

Il 4 Novembre, data dell’intervento, subito dopo l’anestesia locale, la ragazza avrebbe lamentato una forte nausea e giramenti di testa, seguiti da tremori fino a cadere in uno stato d’incoscienza.

È stata poi portata d’urgenza al San’Eugenio, dove dopo 3 giorni di coma è deceduta.

Ad oggi si indaga su ciò che è accaduto, si sospetta una reazione allergica dovuta all’anestesia, ma solo l’autopsia potrà confermare cosa sia successo a Margaret.

Quello che però è emerso finora, è che lo studio in questione non avrebbe le autorizzazioni necessarie a questo tipo di intervento chirurgico. Inoltre non hanno trovato nulla che assomigliasse a una cartella clinica della vittima, tantomeno un modulo di consenso informato firmato dalla paziente. Ora i medici Marco e Marco Antonio Procopio, padre e figlio, rischiano un processo per omicidio colposo.

Dopo la notizia, molti sul web hanno puntato il dito contro Margaret Spada, per essersi affidata ad una clinica trovata sui social, ma è davvero la vittima la persona da colpevolizzare?

Sui social si possono trovare molti divulgatori o medici che raccontano i loro interventi, persone che si professano “coach della salute” e in questo marasma ci sono appunto anche cliniche e centri medici che pubblicizzano interventi e trattamenti.

Quando uno di questi diventa virale, si sottovalutano i rischi che un intervento chirurgico può portare. Diventa una vera e propria mercificazione della medicina estetica sui social, che promuovono un modello pericoloso, attirando sempre più utenti.

Ma in una società dove la bellezza e la perfezione è diventata una priorità, è più semplice guadagnare sulle insicurezze estetiche di una ragazza che vive in una società apparentemente perfetta, piuttosto che riconoscere le proprie incompetenze e responsabilità.