Di Edoardo Spuntarelli. A Napoli, più precisamente a sant’Anastasia, sono finite in manette 2 persone di 58 e 62 anni per porto e detenzione di arma da fuoco: in seguito a delle perquisizioni è stata infatti scoperta un’officina con tanto di appunti su come modificare armi giocattolo per renderle funzionanti.
Ma qual è la causa? Se ne potrebbe parlare per ore: qualcuno direbbe difesa personale, qualcuno che erano delle persone malintenzionate o ancora che sono state pagate per creare armi… Il vero motivo potrebbe essere uno di questi ma comunque è da ricondurre alla sfera sociale, cioè a una paura profonda di qualcosa così forte da spingere le persone armarsi; Napoli è una realtà spesso rappresentata come difficile e che io non ho mai vissuto, ma fattostà che a livello concettuale armi e giocattoli sono agli antipodi e trasformare giocattoli in armi è un’idea che mi terrorizza.
Inoltre recentemente ci sono stati altri eventi tragici a Napoli, come quello che ha visto come protagonista un sedicenne il quale, costretto per ordine di un boss, ha sparato a un ragazzo di poco più grande di lui e al quale successivamente ha dato fuoco. O ancora la morte di un quindicenne a corso Umberto a seguito di una violenta sparatoria. Insomma Napoli sta vivendo un periodo di crisi per via della microcriminalità e criminalità infantile; la generazione che verrà è il futuro di Napoli e della nazione, e vedere dei giovanissimi morire per mano dei propri coetanei è inammissibile. Io credo che in un periodo paradossale come questo, dove la paura fa da sovrana e ci sentiamo sempre più inermi e arrendevoli al futuro, è importante sensibilizzare e far capire alle persone che le proprie azioni contano e hanno delle conseguenze, e che in molti casi si ha la possibilità di fuggire da un sistema come quello della criminalità. Siamo gli artefici del nostro futuro, specialmente a 15 anni: le vite spezzate di questi ragazzi facciano da monito per tutti quelli che si avvicinano a determinate realtà: i loro sogni spezzati devono darci forza per inseguire i nostri e vivere a pieno la nostra vita.
Credo che se dovessi rappresentare queste vicende utilizzerei una scultura, precisamente Excalibur di Jago. Per chi non lo conosce, Jago è uno scultore odierno nato a Frosinone che immagina e raffigura la sua excalibur come un fucile. Jago dice che la sua arte va interpretata come si vuole, e io in quella scultura ci vedo la genesi di uno strumento malvagio che rispecchia a pieno la paura di chi la usa.