Di Luigi De Vincentis. Di strada Filippo Maria Fanti, in arte Irama, ne ha fatta. Di anni ne sono passati da quando quel ragazzino con due orecchini a forma di piuma e un ciuffo biondo si presentava al grande pubblico tramite la scuola di Amici. Da quel momento il palco si è sempre fatto più grande. Dalle ospitate nei festival ai primi club, arrivando ai palazzetti. Irama non è semplicemente un cantante: è un’anima inquieta che ha scelto la musica come rifugio, arma e salvezza. Con le sue parole ha saputo trasformare la musica in uno specchio dell’anima. Le sue canzoni sono un ponte tra le emozioni più intime e la potenza delle parole. La sua forza sta nel reinventarsi, sempre. Riesce a spaziare tra rap, con il quale ha iniziato, pop e influenze latine. Irama significa anche coraggio perché, in un mondo dove tutti sono etichettati in un genere, lui si è tolto le etichette di dosso, rimanendo fedele alla sua identità artistica. Ha avuto il coraggio di esporsi, di cambiare. Ha portato nuovi suoni nella musica italiana e si è sempre messo in discussione. L’estetica, i testi, il modo di stare sul palco: tutto parla di una ricerca costante, di un’urgenza espressiva che non conosce compromessi. Non è mai stato un prodotto discografico: è un artista che scrive per raccontare, per liberarsi e lasciare un segno. Ha saputo conquistare il pubblico con la sua autenticità, il suo carisma e quel misto di fragilità e forza che diventerà il suo marchio di fabbrica. Negli anni è stato protagonista più volte al Festival di Sanremo, raccontando storie di amore, dolore, libertà e speranza, toccando corde profonde nel cuore del pubblico. Non gli è mai interessata la competizione. Ha catturato il pubblico con l’intensità con la quale è riuscito ad emozionare. La critica con lui non è mai stata buona, anzi spesso è stata spietata, con affermazioni anche molto taglienti nei suoi confronti. In molte circostanze è stato accusato di non scrivere i brani delle sue canzoni e lasciare scrivere musica e parola ad altri. Irama si è sempre difeso egregiamente, ma non poteva esser altrimenti. Le sue canzoni sono frammenti di vita. Canzoni come Ovunque Sarai, Tu No, Lentamente, Colpiscimi, Non Mollo Mai, non possono essere scritte da altri, devono venirti dall’animo. La vittoria al Festival non è mai arrivata anche se più volte ha sfiorato quella tanto agognata statuetta. L’intensità di ogni sua esibizione è indescrivibile. Ha da sempre emozionato milioni di persone con le sue parole, portando ogni volta una sfaccettatura di sé. Ogni album e ogni singolo sono un’evoluzione continua. Da Irama, album omonimo, a Il Giorno In Cui Ho Smesso Di Pensare, passando per Plume, Crepe e Giovani, il cantautore ha affrontato sempre tematiche complesse. Tra queste ricordiamo: il dolore della perdita, il desiderio di libertà e l’amore in tutte le sue forme. La sua voce, graffiata e viscerale, diventa il veicolo di emozioni pure, scomode, ma sempre sincere. In attesa del nuovo album, in uscita in questo anno, Irama ha realizzato un sogno che aveva da quando scriveva i suoi primi testi in cameretta: suonare allo stadio San Siro. In uno degli eventi paralleli al Festival ha infatti radunato i suoi fans proprio in Piazza San Siro a Sanremo per cantare il suo ultimo successo e ha svelato la data. 11 giugno 2026: questo l’appuntamento dato ai suoi fans nel tempio dello sport e della musica italiana. Il suo percorso però non si ferma qui. Dietro il successo, i dischi d’oro e di platino c’è ancora quel ragazzo con il cuore fragile e la voglia immensa di raccontare il mondo attraverso le sue canzoni.
Musica/Irama: la voce dell’anima alla conquista di San Siro