Di Laura Zogorean. In un’epoca in cui ci si aspetta di essere costantemente disponibili, generosi, presenti, parlare di “egoismo sano” può sembrare una provocazione. Eppure, questo concetto merita attenzione, perché troppo spesso si confonde l’altruismo con l’annullamento di sé. L’egoismo sano, al contrario, è una forma di rispetto verso i propri bisogni, i propri limiti e, soprattutto, la propria dignità.
Viviamo in una cultura che glorifica il sacrificio, il “mettere gli altri prima di sé”, come se fosse l’unica via per sentirsi buoni e giusti. Ma a quale prezzo? Quante persone si ritrovano svuotate, stanche, frustrate, perché hanno dato troppo, dimenticandosi di se stesse? L’egoismo sano è il freno che ci impedisce di scivolare in questa spirale.
A mio parere, prendersi del tempo per sé, dire “no” quando necessario, scegliere ciò che ci fa stare bene, non è segno di superficialità o insensibilità. È un atto di maturità emotiva. È dire: “anche io conto”. Non si può versare da una tazza vuota. E come si può davvero aiutare gli altri, se prima non si è in equilibrio con se stessi?
Molti confondono l’egoismo sano con l’egocentrismo o con l’indifferenza. Ma il confine è chiaro: l’egoismo sano non danneggia gli altri, semplicemente mette ordine nelle priorità personali. È il diritto di scegliere come impiegare il proprio tempo, le proprie energie, senza sensi di colpa.
Dal punto di vista psicologico, questo atteggiamento è legato all’autostima e alla consapevolezza di sé. Gli psicologi parlano di “assertività”: la capacità di affermare se stessi senza calpestare gli altri. Ed è proprio questo che rende l’egoismo sano non solo accettabile, ma auspicabile.
In un mondo dove si corre sempre, imparare a fermarsi, ascoltarsi, e volersi bene è una forma di ribellione. Una ribellione gentile, ma necessaria. Un piccolo atto rivoluzionario che comincia dal rispetto per sé e che, paradossalmente, ci rende più disponibili, più autentici, persino più altruisti.
Forse dovremmo educare i bambini non solo a condividere, ma anche a riconoscere quando è il momento di proteggere i propri spazi. Perché crescere imparando a dire “sì” a tutti, senza saper dire “no”, non è generosità. È rinuncia.
In fondo, prendersi cura di sé non è egoismo. È sopravvivenza. E, per molti, è la chiave per vivere relazioni più sane, più vere, più equilibrate.

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