Di Martina Sperandio. Quando si pensa a un corso universitario, spesso ci si immagina lezioni frontali, silenzi in aula e rapporti distaccati tra studenti e docenti. Il corso di giornalismo televisivo tenuto dal professor Marco Palma, invece, ha completamente ribaltato questa visione: fin dal primo incontro è stato chiaro che non avremmo vissuto un’esperienza “tradizionale”. Il professor Palma ha scelto un approccio fortemente dialogico e bidirezionale, creando un ambiente aperto all’interazione e al confronto, in cui ognuno ha potuto liberamente condividere le sue impressioni. Questo ha fatto sì che potessimo sentirci realmente coinvolti, non solo come studenti, ma come persone. Le lezioni sono state spesso costruite intorno ai dibattiti che si creavano spontaneamente in aula riguardo tematiche scelte da noi studenti. Non si è trattato solo di apprendere tecniche e strumenti, ma di confrontarci e raccontare la realtà in tutta la sua complessità. Abbiamo visto film che ci hanno lasciato un segno profondo per il loro significato, li abbiamo commentati, abbiamo scritto articoli, realizzato un telegiornale e un’inchiesta su un tema a nostro piacimento: ci siamo immersi completamente in quello che il professore stesso ha definito “giornalismo di vita”. Durante ogni incontro il professore ha condiviso con noi i suoi valori, cercando sempre di trasmetterli con passione e coerenza. In particolare, ha insistito sull’idea del carpe diem, dell’importanza di cogliere l’attimo, di vivere il presente con intensità e consapevolezza e, soprattutto, ci ha ricordato più volte che noi non siamo semplicemente “matricole”, ma molto di più: siamo persone, con una nostra dignità, con i nostri valori e con tanto da dire. Proprio per questo ha fatto in modo che tirassimo fuori le nostre idee, le nostre sensazioni, le nostre paure, le nostre ansie, i nostri sogni e i nostri desideri. Il corso si è trasformato in uno spazio di condivisione autentica: abbiamo affrontato temi importanti e spesso trascurati, dibattendo con rispetto e curiosità. Ognuno di noi ha avuto l’opportunità di esprimersi, di raccontarsi, di aprirsi. Sono emerse fragilità, forze, storie personali che hanno reso ogni lezione unica e speciale. In questo modo si è creato un clima empatico ed emotivo, lontano dalla freddezza degli ambienti accademici. Insomma, non è stato solo un corso di giornalismo, ma un’esperienza che mi ha lasciata un segno profondo, non solo a livello formativo, ma anche umano. Ci tengo ad aggiungere che, grazie al professore, ho imparato a mettermi in gioco anche quando non volevo, non mi sentivo all’altezza o avevo paura. Ho potuto buttare giù il muro che mi ostacolava e che mi impediva di dire la mia, e per questo sarò sempre grata al professore e alla sua assistente, Beatrice, sempre pronta ad aiutarci.