Di Elisa Fralleoni. Uscire, divertirsi, stare in compagnia o cercarla: così, semplicemente. Senza essere oggetto ma soggetto di desiderio. E quando questo desiderio diventa compulsivo, scatena le peggiori voglia animalesche, l’uomo arriva alla violenza, allo stupro, all’omicidio. Brutale, bestiale. Questa volta il branco era di tre animali…ma ora quel locale riapre. Della serie: “non è successo nulla, lo spettacolo continua: è solo stata violentata una ragazza” Non una di meno: è il motto di noi donne; ma questa volta purtroppo è una di più
E la libertà è stata tolta ad una ragazza di 21 anni il 18 luglio dello scorso anno. La giovane è stata stuprata in punto cieco del locale Factory (Roma Nord), da tre uomini che si crede siano dei frequentatori abituali del posto. A seguito della vicenda, la discoteca è stata chiusa temporaneamente. La cosa che colpisce di più di tutta questa storia è la mancanza di solidarietà verso questa ragazza a cui è stata privata la libertà di scegliere, di rifiutarsi. Tre uomini hanno deciso per lei cosa fare del suo corpo. Per giunta il locale sta per essere riaperto come se nulla fosse, come se nessuna donna lì dentro fosse stata stuprata. La titolare della discoteca ha risposto in questo modo: “Sono madre di quattro figli, sono molto scossa per quella ragazza, però ogni volta che accade qualcosa anche fuori, è successo anche in passato, si fa il nome del locale. È sempre fumo nero negli occhi, sempre tutto un parlare negativo”. Mentre la signora cerca di difendere “il nome del locale”, da qualche parte nel mondo una giovane donna sta per essere stuprata.
Come possiamo far cessare questi atti così bestiali? Denunciando e dando voce anche a chi non ne ha il coraggio: la vergogna non la deve provare la vittima, bensì l’aggressore. Perché una donna stuprata vale molto di più di un uomo che non sa cosa sia il rispetto.
Questa ragazza, come molte altre, merita di essere capita, sostenuta e difesa.