Di Federia Lucia Tancredi.La notte del 26 aprile 1986, all’una, un’esplosione distrusse il reattore della centrale Nucleare di Chernobyl, distante tre chilometri dalla Città Pryp Jat e dai suoi abitanti. Quella notte, la visione di un futuro basato sull’avere imbrigliato la fonte di un’energia inesauribile, si dissolse nel bagliore di una nube radioattiva che, portata dai venti, attraversava confini e distruggeva certezze. La storia cambiava per sempre. Era invece appena all’inizio l’incubo per le vittime, le conseguenze sull’ambiente, sullo Stato e la società Sovietica, che si dissolverà poi di lì a pochi anni.
La miniserie TV “CHERNOBYL”, prodotta da HBO, in onda sulla piattaforma satellitare Sky a partire dal 10 Giugno, ripercorre gli avvenimenti a partire dalla tragica notte, per proseguire con i drammatici giorni spesi nei disperati tentativi di arginare le conseguenze della tragedia. Gli eventi narrati sono ripresi in gran parte da testimonianze reali, cui si aggiungo circostanze e personaggi necessari a completare e rendere incalzante il percorso narrativo. I fatti sono ben noti, più volte già oggetto di documentari, reportage, libri, articoli. La serie TV invece ci restituisce un’emozionante ed originalmente ambigua interpretazione degli stessi. La sceneggiatura, le inquadrature spesso fisse, la scenografia, i costumi ed i tratti dei personaggi, fanno ben percepire allo spettatore la realtà della società e dello Stato Sovietico di allora. Un Apparato Statale prossimo al collasso, dove la verità viene taciuta e soppressa per ritardare una fine comunque inevitabile. Se ne ricava la sensazione di un’umanità spersonalizzata, dove tutto avviene meccanicamente ed anche i sentimenti sembrano, se pur presenti, ridotti ad una essenzialità di sopravvivenza. Accade così che il sacrificio dei pompieri che intervennero nelle prime ore del disastro senza adeguata protezione, appaia allo spettatore come l’azione compiuta da uomini che operano inconsapevoli del pericolo che affrontano, taciuto dall’autorità. Quindi più vittime che Eroi. Questo profilo si estende a coloro che saranno chiamati a rischiare la propria vita, minatori, operai, soldati, scienziati, popolazione nelle azioni riportate nei diversi episodi, che sembrano agire travolti da ineluttabile fatalismo più che da consapevole spirito di sacrificio.