Di Bianca Maria Nardone. Odio razziale, femminicidio, tifo violento, intolleranza: ce n’è abbastanza e l’aggettivo adatto per descrivere ciò che si prova nel sentir parlare ancora di razzismo, sia disgusto. Disgusto, perché è davvero difficile riuscire a capacitarsi di credere che esista ancora un problema del genere. Come se avessimo dimenticato, chiuso in un cassetto, anni e anni di deportazioni, omicidi di massa, fucilazioni, solo per la più grande paura dell’essere umano: la diversità. Una realtà terrificante che purtroppo ai giorni nostri ha registrato aggiornamenti di varie specie. Il timore di ciò che è diverso, diverso da noi, sconosciuto ai nostri occhi, perché distinto da ciò che siamo stati abituati a vedere fin da bambini. Ma è dunque questo che ci insegnano? A considerare le persone prima per il loro colore della pelle o per il loro paese di origine, e solamente poi per il fatto che siano anche esse esseri umani? Cosa ci rende più importanti di loro? Maggiormente degni di una vita migliore, lontani dalle discriminazioni, solo perché abbiamo il colorito della pelle bianco? Perché siamo italiani verso gli extracomunitari di colore? Perché professiamo una religione non accettandone una diversa? In fondo, chi di noi sa veramente cosa significhi essere diverso? Chi di noi può appropriarsi del potere di giudicare gli altri per la loro religione, razza, colore della pelle? La risposte a tutto questo è che siamo tutti esseri umani, e che ognuno di noi non ha assolutamente il diritto di giudicare nessuno. Eppure, nonostante sia passato quasi un secolo, numerose sono le espressioni che circolano nel nostro gergo, quali “scimmia, negro, ebreo”. Il razzismo si nutre di ignoranza, che sfocia sempre in violenza perché solo le persone ignoranti concepiscono ancora la diversità come un limite, come un male per la società, quando invece in essa si cela solo la bellezza e il fascino della conoscenza di qualcosa di nuovo, di realtà ancora inesplorate rinchiuse dentro persone che vengono allontanate perché apparentemente diverse. Ma non possiamo continuare a ridurre le persone a semplici caratteristiche fisiche, che non sono altro che un minuscolo puntino nel quadro che è una persona. La scelta sta a noi, soccombere all’ignoranza, o iniziare finalmente a rendere la diversità la nostra maggiore fonte di ricchezza a livello personale. Scegliere di non commettere più gli errori del passato, decidere di mettere un punto a quasi un secolo di atroci sofferenze per intere popolazioni. Le persone lottano ogni giorno per sentirsi parte della nostra società. Non è sufficiente dover combattere ogni giorno per non sentirsi completamente messi all’angolo, solo perché considerati diversi? Razzisti non ci si nasce, non è una prerogativa. Si sceglie di esserlo. Ma scegliere di essere razzisti, significa scegliere e dichiarare a gran voce di essere in primis ignoranti e capire che siamo tutti esseri umani, meravigliosamente diversi.
- Autore dell'articolo:Marco Palma
- Articolo pubblicato:30 Gennaio 2020
- Categoria dell'articolo:Cultura