Di Nicola De Angelis

Razzismo: ovvero paura del diverso Che  non può più essere inteso solo come violenza verso coloro che hanno un colore diverso della pelle dal nostro o professano una religione diversa dalla nostra. Il razzismo è una forma di intolleranza verso il diverso, verso chi non la pensa come noi, verso chi tifa una squadra diversa dalla nostra, verso chi ha orientamenti sessuali diversi da noi, verso tutto ciò che è diverso da noi stessi. Proprio questa diversità ci fa paura e il più delle volte porta ad azioni violente. Tutto questo non  può accadere in un contesto dove gli attori sono incappucciati perché vigliacchi e armati di spranghe, o qualsiasi altro oggetto contundente che attacca i tifosi di un’altra squadra, solo perché la propria fede calcistica è diversa. Questo è quello che ci siamo trovati davanti in occasione della partita Inter-Napoli giocata allo stadio Giuseppe Meazza il 26 dicembre 2018.  Durante la 18° giornata di campionato della Serie A, i tifosi del Napoli al seguito della squadra si apprestano a raggiungere lo stadio per assistere alla partita quando giunti, a pochi km di distanza dallo stadio, vengono circondati dai tifosi di Inter, Varese e Nizza nascosti con l’unico obiettivo di tendere un’imboscata ai tifosi partenopei. La situazione è degenerata e sono iniziati gli scontri che hanno portato alla morte di un tifoso, tre arrestati e altri sei indagati per rissa aggravata. In una società ormai evoluta nella quale viviamo non si può più assistere a scene del genere. Il calcio deve essere una passione, un’occasione per stare con gli amici e condividere “l’amore” per la stessa squadra, non può essere una questione di vita o di morte. Allo stadio ci vanno ,o per meglio dire ci andavano, anche le famiglie e queste non possono e non devono  correre il rischio di ritrovarsi in una rissa, per colpa di teppisti mascherati da  tifosi. Purtroppo sono proprio questi eventi che fanno allontanare le famiglie dagli stadi e permettono il sopravvento di questi delinquenti.  Fino a quando non verranno presi dei provvedimenti seri nei confronti di questi “tifosi”, gli stadi si vedranno sempre di più privarsi delle famiglie. Portare il proprio figlio allo stadio come magari è stato fatto con noi quando eravamo bambini, e condividere una passione insieme, dovrebbe essere una delle cose più belle che ci possa essere in un rapporto tra padre e figlio. Ora una gioia quasi negata. Per colpa di questi elementi non è più possibile se si corre il rischio di trovarsi al centro degli scontri senza volerlo . Tutte le volte che accadono questi eventi ci si augura sempre che sia l’ultima volta ma non accede mai, c’è sempre il rischio di una nuova rissa fuori dallo stadio solo perché non si è tifosi della stessa squadra Una sola parola: assurdo!. Il primo esempio di sportività e rispetto verso l’altro dovrebbe venire anche dai giocatori in campo, i quali dovrebbero cercare di calmare gli animi invece di alimentarli sempre di più con falli intenzionali e con continue proteste. Al termine di una partita e oltre il risultato i tifosi delle due squadre avversarie sul campo, dovrebbero tornare a casa insieme non tendere imboscate fuori dallo stadio. Lo sport è di tutti non di questi “tifosi” che a tutto pensano tranne alla propria squadra.

 

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