Di Irene Bollici. A raccontarlo è il collaboratore di giustizia Massimiliano Fazzari, nel maxiprocesso al clan che vede sul banco degli imputati 44 persone facenti parte del clan, con accuse che vanno dall’associazione mafiosa dedita al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, all’estorsione e all’usura e detenzione di armi.
Un rientro a dir poco “spettacolare” quello di Simone Casamonica dopo la sua scarcerazione, nel vicolo di casa, l’accoglienza fu una delle più calorose con applausi e clacson suonati, molto stile “Gomorra” al ritorno di un boss dalla Galera. “I Casamonica si definivano mafiosi, parlando in strada a Porta Furba, dicevano – Abbiamo regole come i calabresi, siamo come gli ‘ndraghetisti che hanno delle vere e proprie regole, un codice etico” dice ancora Fazzari.
Il pentito ha ricostruito per filo e per segno le dinamiche a sua conoscenza con cui era gestita la rete della famiglia Casamonica in particolar modo da Massimiliano Casamonica. Egli stesso aveva avuto bisogno di un prestito di 5 mila euro e proprio in quella circostanza Massimiliano gli disse : “L’amicizia è l’amicizia ma i soldi sono i soldi. Se non rispetti i patti poi si rovina l’amicizia. Per un rapporto amichevole, invece del 20% al mese, mi accordo il 10%,quindi 500 euro al mese di interessi”.
Il pentito rispose: ” Massimiliano Casamonica prestava i soldi che teneva però Liliana”.
Era infatti Stefania Casmonica detta Liliana a gestire il denaro per l’usura, e Fazzari prosegue: ” A Roma nessuno si mette contro i Casamonica, C’è solo un gruppo che potrebbe fronteggiarli ma piuttosto che uno scontro puntano ad una alleanza.”
Dalle parole di Liliana il pentito afferma:” hanno regole come la ‘ndrangheta”.