Di Vincenzo Baraniello. Pubblicità non desiderata ed invasiva, accesso ai nostri dati personali, anche quelli sensibili.
Iscrizioni a servizi premium a pagamento senza richiesta; le nostre informazioni carpite di nascosto; con chi parliamo, i nostri messaggi ed SMS, cosa compriamo e cosa vediamo; i nostri contatti e anche i dati dello come il seriale e il codice IMEI.
Tutto senza il nostro permesso, senza avvisarci, a nostra insaputa.
Colpa delle app malevole ma a volta anche colpa di noi utenti; quanti di noi leggono il messaggio iniziale quando installiamo una nuova applicazione senza leggere che permessi ci chiede o che dati lo autorizziamo a prendere e usare a suo piacimento nelle app che lo chiedono.
Altra categoria pessima è quella dell app copie di altre applicazioni più famose, create con l’obiettivo di intercettare il traffico di prodotti più celebri spacciandosi per le originali.
Google ogni tanto prova a fare un’opera di bonifica ma ovviamente il consiglio è di installare una app alla volta e prima di installare la successiva verificare che il telefono non si comporti in modo “strano”, e nel caso, cancellarla subito segnalandola a Google.
Anche quando ci propongono solo pubblicità, molti dei banner portavano verso siti poco sicuri ed è tutta da quantificare quanto l’attività sia legale anche se proposta in forma indiretta.
Sempre Google, dai dati pubblicati sulla rete, (Vedi: https://android-developers.googleblog.com/2018/01/how-we-fought-bad-apps-and-malicious.html) dichiara un numero molto alto di app respinte, circa 700.000, prima della pubblicazione.
Tra le app pubblicate sui vari “store” pari a circa cinque milioni, ciclicamente vengono fatti controllo a campione che hanno portato a cancellare quasi 7000 app che nel corso della vita si aggiornano migliorandosi ma anche portandosi in dote malware, virus o software spioni.
In pratica ogni cento app malevole sottoposte per la pubblicazione sugli store, una riesce a sfuggire e a diffondersi causando così molti problemi.
Ma cosa fanno realmente con i nostri dati? Dipende su quali dati riescono a mettere le mani: nella versione soft le nostre abitudini di acquisto o di comportamento vengono vendute come dati ad agenzie di marketing o di brokeraggio dati per rimpizzarci di pubblicità; nella versione più pericolosa e criominale, con i dati dei nostri account o bancari possono fingersi noi e usare la nostra identità o fare acquisti a nostro nome; possono accedere alle nostre informazioni private arrivando, in alcuni casi di foto o video piccanti, a proporre un ricatto di diffonderli se non pagati.
E i colpevoli? Difficile trovarli perchè di solito le app tarocche sono intestate a società o sviluppatori che risiedono in paesi “sicuri” o non collaborativi e quindi se beccati non rischiano nulla se non doversi rimettere al lavoro sulla prossima app malevola.