Di Giulia Orsi. Prendete un gruppo di adolescenti dei nostri tempi, spogliateli delle loro maschere fatte di: orecchini, piercing, smalto, cellulare, social, influencer e vestiti firmati ed inseriteli dentro ad un collegio dove l’imperativo categorico è la disciplina ed il rigore ed ecco il format perfetto per il programma di Rai Due il Collegio. Giunto alle sua quinta edizione il reality show segue l’impegno scolastico di una classe di ragazzi dai 14 ai 17 anni che volontariamente accantonano la loro vita quotidiana e scelgono di seguire i corsi intensivi della scuola di Anagni temporalmente collocata nel 1992. Nelle stagioni precedenti ogni classe è stata ambientata in un decennio preciso della storia del ventunesimo secolo a partire dagli anni 60 in poi. Chiaramente la sfida più grande è osservare come questi giovani del tutto estranei ad un ambiente ortodosso, come può essere quello del collegio, cercano di ambientarsi utilizzando le proprie capacità. Il più grande punto di forza è l’unione, c’è un rinnovato inno all’amicizia e fratellanza, difatti il loro motto è “siamo stati tutti”, riferito al non dare la colpa a nessuno delle varie scorribande notturne che avvengono nei corridoio. C’è una giusta interconnessione fra l’anno 1992 e la ribellione che caratterizza questi ragazzi: respirando una ventata di freschezza, di rinnovo e riformiso sociale dopo la caduta del muro di Berlino, la società è in fermento e le vecchie gerarchie, in questo caso quelle dei professori ed il preside, risultano essere eccessivamente schiaccianti per questi alunni. Incarnando le vesti degli studenti di fine millennio il gruppo si trova unito nel volere apprende senza rinunciare alla loro emancipazione che si manifesta in un taglio di capelli singolare o in un modo di parlare eccessivamente sboccato. In ogni caso nessuno è disposto a rinunciare alla propria personalità seppur entrando nel vivo del reality. Dall’altra parte, volendoci rifare ad una idea di storytelling, chi impersonifica i capi reggenti, il corpo docente, cerca di contrastare i danni dei loro studenti con continue punizioni, anche formative, ed espulsioni. Questo continuo battibecco fra le due barricate porta a momenti di alta ilarità del programma in cui spiccano degli alunni che sono delle vere macchiette, come: Alessandro Andreini romagnolo doc, con la passione per gli ortaggi, per Gesù e la convivialità e Giulia Scarano dall’accento fortemente regionale, La Puglia, non ha peli sulla lingua, dice sempre la sua e con se ha sempre una forma di caciocavallo. Con un gruppo che ha questo grande assortimento è difficile non essere dalla parte dei più giovani, anche se i giovani sono sempre i più additati dalle generazioni precedenti perché non capiti ed accolti nelle loro novità. In fin dei conti Darwin ci insegna che senza mutazione non ci sarebbe il progresso della specie e se questa generazione è nata con il cellulare nel palmo della mano non è detto che debba essere quella che porterà all’estinzione di massa dell’Homo Sapiens.
- Autore dell'articolo:Marco Palma
- Articolo pubblicato:19 Novembre 2020
- Categoria dell'articolo:Spettacolo