Di Eleonora Gentile

Istigazione al suicidio , è questa l’ipotesi di reato mossa dalla Procura di Roma che ha aperto un fascicolo di indagine sulla morte di una 17enne , precipitata dalla finestra di un appartamento nel quartiere San Giovanni a Roma.

Alcuni giorni prima della tragedia , la ragazza sembra si fosse trasferita da un’amica , per alcune discussioni avute con la famiglia . La sera del 11 febbraio però , anche quell’appartamento al sesto piano non è stato sufficiente per farle trovare conforto e rifugio . Dopo aver trascorso del tempo insieme all’amica , la 17enne è entrata in una stanza , ha chiuso la porta e poi è precipitata giù dalla finestra . La corsa
all’ospedale è stata vana , le sue condizioni , troppo gravi . Le indagini hanno subito portato a scoprire che alcuni mesi prima la ragazza aveva presentato una denuncia alla polizia raccontando di aver subito un abbuso sessuale da parte di 《un tassista》 così l’aveva fatto mettere a verbale la giovane . Una denuncia sulla quale gli investigatori stavano ancora lavorando per trovare riscontri ed accertare l’attendibilità dei fatti . Ed è proprio questa, almeno ciò che per ora sembra chiaro , la causa che avrebbe portato la giovane al suicidio . Un episodio terribile che la 17enne stava cercando di superare anche con l’aiuto di uno psicologo che la seguiva.
Un gesto disperato,un peso troppo grande da sopportare a 17 anni, quando hai una vita intera davanti,e quando i tuoi unici problemi dovrebbero essere i primi amori, i genitori con cui litighi perché ti vedono ancora piccolo per quella cosa che desideri fare con tutto il cuore,qualche voto a scuola da recuperare e “quella matematica che non capisci proprio”. Ma a lei,come ad altre ragazze,donne,le è stato chiesto molto di più. Non solo il coraggio di raccontare ciò che le era stato fatto, di denunciare. Le era stato chiesto di aspettare.Un’attesa che le sarà sembrata infinita e forse vana,perché le persone che dovevano indagare erano impegnate in altro e in fin dei conti,forse, neanche le credevano del tutto perché molto spesso gli adolescenti “immaginano cose”. L’uomo che gli aveva fatto del male libero, spensierato e pronto a fare del male ad altre;lei invece costretta in una gabbia come se fosse la vera colpevole. Una gabbia invisibile a tutti ma all’interno della quale,lei, faceva sempre più fatica a respirare.
Un peso schiacciante dal quale liberarsi il più presto possibile.Un gesto che racchiude un urlo disperato che da troppo tempo stava soffocando dentro di sé  e che nessuno era riuscito a immaginare. Forse è proprio il pensiero di sentirsi nuovamente leggera che l’ha spinta a farlo.
Le indagini ora, devono proseguire e scovare il colpevole dell’abuso il prima possibile.
Con la speranza che ovunque sia possa finalmente aver ritrovato la libertà e la pace e con la consapevolezza che il suo peso,come quello di molte altre ora,è tutto nostro.