Di Chiara Rivieccio

Un impegno per tutti senza scusa alcuna entro il 2030  abolire ogni forma di violenza e discriminazione sulle donne. Lo ha chiesto l’ONU ai potenti del mondo, specie a quelli di tanti paesi dove la discriminazione di genere. e il conseguente uso ed abuso di violenza, si perpetua costantemente

Intento senza dubbio nobile, ma a mio avviso, altrettanto utopico: come si può pensare di abolire con con un’imposizione dall’alto certi tipi di torture, fisiche ma anche psicologiche, che in alcuni casi fanno parte di millenni di tradizioni e che spesso si consumano fra le mura domestiche?

Oggi nel mondo assistiamo alle più diverse torture inflitte alle donne. In Siria le donne vengono torturate e stuprate dai soldati nelle carceri, in Pakistan non più tardi di una settimana fa sono stati assolti padre e fratello di una giovane donna strangolata perchè non voleva accettare un matrimonio combinato.

In molti paesi della penisola araba, del sud-est asiatico e in particolare dell’Africa (con una punta del 98% in Somalia) le pratiche dell’infibulazione e del breast-ironing sono la normalità.

Quest’ultima consiste nel provocare l’appiattimento del seno con fasciature dolorose o con strumenti ancora più atroci quali pietre incandescenti o conchiglie taglienti ed è perpetrata dalle stesse madri a danno delle figlie, per renderle meno desiderabili agli occhi maschili e “proteggerle” da violenze sessuali e gravidanze precoci.

Le mutilazioni femminili trovano le loro radici già nell’antico Egitto e hanno attraversato secoli di storia diventando parte di un patrimonio culturale diffuso. Infatti al giorno d’oggi la moderna e civile Gran Bretagna, dove la pratica dell’infibulazione è vietata per legge dal 1985, detiene il triste primato europeo del paese dove questo genere di violenza viene più perpetrata, a causa della forte presenza di donne di origine africana.

Se a tutte queste pratiche vergognose si aggiungono le infinite torture psicologiche a cui le donne in moltissime parti del mondo sono ancora sottoposte, quelle sottili violenze che, pur non lasciando segni visibili, distruggono l’identità delle vittime e annullano la loro capacità di pensare, reagire ed esprimersi, appare chiaro come un intento politico, seppur dovuto, difficilmente riuscirà a cambiare qualcosa che deve prima di tutto essere sradicato dalle culture e dalle coscienze.

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