Di Davide Perrucci

La metafora di pinocchio non è scelta a caso per un premier che viene definito burattino in UE, come possiamo evincere dalle recenti dichiarazioni di Guy Verhofstad leader dei liberali europei, che lo accusa di essere comandato da Di Maio e Salvini, ma chiediamoci perché.

Giuseppe Conte si trova in una posizione scomoda, alla guida di un governo che vede alti e bassi, dove i secondi sono più frequenti, e che difficilmente riesce a prendere decisioni condivise da entrambi i partiti che lo compongono, in poche parole, un governo di compromessi nel quale lui si trova nel mezzo a dover fare spesso da tramite o paciere. L’ultima delle angherie subite dal premier penta-stellato è l’insulto ricevuto dal leader europeo dei liberali Guy Verhofstad, che lo definisce un burattino tra le grinfie dei due vice. Questa dichiarazione ha scosso tutta la politica italiana; a partire dalle forti (e delicatissime) dichiarazioni di Carlo Calenda:”A me che qualcuno dia del burattino in una sede istituzionale internazionale al Presidente del Consiglio del mio Paese mi fa notevolmente incazzare“. Passando a Gramellini con un pacato “ci siamo sentiti offesi tutti”.  Ma anche qui non sono mancate le critiche, prima fra tutte quella di Silvio Berlusconi:”In Europa lo pensano tutti”.

Ora veniamo al dunque, come avrà reagito invece il diretto interessato a queste dichiarazione quantomeno diffamatorie? Il premier non poco seccato risponde al leader Belga così: “l’Europa è al canto del cigno, il governo non cadrà”. In effetti, il premier ha dalla sua un ampio consenso popolare che gli permette di rivendicare con orgoglio il suo operato. I dati Ipsos parlano di un 60% di italiani che esprimono gradimento per Conte, un dato che supera quello ottenuto da Renzi e Berlusconi nei loro rispettivi periodi d’oro. Numeri di questo tipo legittimano dunque il suo operato, lo valorizzano, ma questo non è sufficiente per negare che l’attuale premier sia in qualche modo manovrato da forze esterne.

È rimasto impresso nella mente di tuttila scena che che vede coinvolto  l’attuale premier nei primi giorni di governo, a giugno. “Posso dire”, rivolto a Luigi Di Maio, che gli stava affianco, il quale ha risposto con un no secco senza nemmeno ascoltare la proposta.Uno scambio di battute che ha messo subito le cose in chiaro, facendo capire le gerarchie all’interno del nuovo esecutivo. Conte, d’altronde, è stato pescato dal nulla per fare il primo ministro, fino alla primavera scorsa era un perfetto sconosciuto, mondo accademico a parte.

In ultima analisi, riusciremo mai a vedere un Giuseppe Conte che nonostante i suoi grandi traguardi, riesca ad essere considerato un’individualità politica? Un “burattino che diventa finalmente un bambino vero”? Solo il tempo potrà dircelo.

 

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