Di Chiara Rivieccio.

Un arcipelago dove non si può nascere e nemmeno morire: si può solo vivere…meglio se armati. Una realtà bizzarra?Una proposta di vita al di fuori del comune e  di ogni logica? Forse: sta di fatto che ci troviamo in un  arcipelago nel Mar Glaciale Artico. Tra i 74° e gli 81° nord. La parte più settentrionale della Norvegia nonché le terre abitate più a nord del pianeta. Ma non è tutto.

Le donne incinte infatti, tre settimane prima del parto, devono tornare sulla terra ferma, a Tromso, in quanto il piccolo ospedale dell’isola non è attrezzato per far fronte a qualunque evenienza durante il parto. Quindi solo in casi rarissimi e imprevisti si sono registrati casi di nascite sull’isola.

Per quanto riguarda i decessi invece, se pure qualcuno dovesse morire sull’isola, è impossibile essere seppelliti lì, poiché il terreno perennemente ghiacciato del luogo, chiamato permafrost, impedisce la corretta decomposizione dei cadaveri.

Questo sono le isole Svalbard.

Un posto incantato, abitato solamente da 2.642 persone, di cui l’ 80% vivono tutti nella città di Longyearbyen.

Di queste 2.642 persone però nessuna può dirsi nativa delle Svalbard, in quanto in questo arcipelago, come detto, non si può nascere, e nemmeno morire.

Non ci si può nascere, non ci si può riposare per l’eternità, ma sicuramente ci si può trascorrere una vacanza indimenticabile in un paesaggio completamente incontaminato. A patto però di armarsi di fucile all’arrivo.

L’isola infatti è abitata da più di 3000 orsi polari che girano indisturbati e l’unica zona considerata sicura per girare disarmati è il piccolo centro di Longyearbyen. Appena ci si allontana dalle vie principali, una moltitudine di cartelli “attenzione, presenza orsi” ci ricorda che per proseguire bisogna avere un fucile con sé.

Ma una volta superata l’ansia da incontro ravvicinato, lo spettacolo che ci offrono queste isole fuori dai centri abitati è qualcosa di unico nel suo genere. Scorci incantati, distese di ghiaccio, gite su slitte trainati dai cani, escursioni in grotte ghiacciate, il sole di mezzanotte o l’aurora boreale.

Tutto questo a patto di indovinare il momento giusto dell’anno per recarsi alle Svalbard. Queste isole infatti non conoscono le mezze stagioni: da ottobre a marzo si manifesta la notte polare e per 6 mesi il sole non compare mai sopra l’orizzonte; momento perfetto per godere dell’aurora boreale, che a volte può manifestarsi anche a mezzogiorno.

In estate al contrario per 123 giorni non cala mai la notte. 123 giorni di luce perenne, nei quali gli abitanti si muniscono di fogli di alluminio da incollare alle finestre, unica protezione in grado di creare un po’ di buio durante la notte.

Ma è proprio tra aprile e maggio il periodo migliore per visitare le Svalbard. Infatti le temperature non sono più completamente proibitive, la notte polare è alle spalle, ma i ghiacci non si sono ancora completamente sciolti, cosa che renderebbe impossibili certi tipi di escursioni.

Quindi basta comprare un paio di biglietti aerei (dall’Italia infatti non esistono voli diretti per le Svalbard), un paio di vestiti termici, occhiali da sole e un paio di fogli di alluminio, e partire per lasciarsi catturare da questo paesaggio incantato. Facendo sempre attenzione ai dolci orsetti polari affamati.

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