di Lorenzo Giannetti

 

La recente condanna del Cardinale Pell ha portato alla ribalta per l’ennesima volta l’annoso problema degli abusi sui minori nell’ambiente del Vaticano. Anche in questo caso si tratta di fatti avvenuti svariati anni fa e, fra insabbiamenti e mancate denunce, coloro che devono portare il peso più grande sono i bambini vittima delle violenze. Data la loro giovanissima età risulta quasi impossibile che si ribellino ai loro aguzzini che in teoria dovrebbero rappresentare una sicurezza, vista la funzione sociale che ricoprono le chiese nella maggior parte dei paesi cattolici. E’ duro da accettare il fatto che, nonostante il numero di denunce, il Vaticano non abbia ancora adottato dei metodi più efficaci per punire (ma soprattutto prevenire) questi odiosi crimini. Certo, è chiaro che si tratta di persone malate e che la maggior parte del clero è esente da questi crimini, ma data la posizione sociale di un prete, che si ritrova spesso a contatto con molti bambini, la Chiesa deve fare controlli più ferrei per assicurare la sicurezza generale. Quello che emerge invece dalle varie inchieste negli anni è che i membri dirigenti della Chiesa si preoccupano più di coprire l’accaduto che di altro. Soprattutto, non si è mai arrivati a considerare l’idea di eliminare una norma di comportamento ormai priva di significato: il divieto di matrimonio per i preti. Permettere a questi ultimi di sfogare in maniera naturale la loro sessualità non li renderebbe sicuramente dei ministri di Dio meno efficienti. Allo stesso tempo potrebbe allontanare, nella testa di coloro che hanno tendenze pedofile, questo pensiero malato e quindi salvare molti bambini.

Il percorso di ripresa delle vittime è durissimo: si tratta di bambini che dal punto di vista sessuale vivono nella più totale innocenza e incoscienza, e che proprio per questo devono fare i conti con dei traumi psicologici enormi che in alcuni casi hanno tormentato la loro vita a tal punto da costringere alcuni, sopraffatti dalla sofferenza, a togliersi la vita a distanza di anni. E’ sicuramente difficile accettare di vedersi portare via l’innocenza da qualcuno che si professa per definizione buono e giusto ma che invece utilizza quegli abiti solo per compiere questi atti miserabili. La psicologia di una vittima di violenze infantili ne esce duramente provata: una serie di meccanismi psicologici possono portare la persona a sentirsi colpevole per aver subito violenze sessuali, altri per vergogna o paura non riescono a denunciare l’accaduto e si portano dentro per tuttala vita questo peso.

Di tutti i mali che purtroppo caratterizzano la nostra società, questo è sicuramente uno dei più odiosi: è impossibile accettare che queste violenze atroci su bambini siano compiute da figure che predicano ciò che e buono e giusto e che fanno la morale a fedeli che credono in loro e li vedono come una guida.