Di Giordano Tabbì.
La carta d’identità dice 36, ma ancora divora il campo. Sta battendo sempre più record Fabio Quagliarella in questa sua “seconda giovinezza”, proprio l’altro giorno è diventato il più anziano marcatore della Nazionale Italiana di calcio. Classe 1983, nato in provincia di Napoli, più precisamente a Castellammare di Stabia, Fabio, nonostante le molte maglie indossate in carriera è applaudito ed amato da tutti gli stadi d’Italia. La sua carriera è stata dettata da alti e bassi, ma Quagliarella ha sempre dimostrato il suo valore in campo, qualsiasi squadra rappresentasse.
Grazie ad una preparazione atletica eccellente ed una mentalità forte, Fabio Quagliarella dopo un periodo no, negli ultimi due anni è tornato alla Sampdoria ed è riuscito ad imporsi a dei livelli altissimi. L’ultima convocazione in Nazionale è un merito solamente sportivo e tecnico, e se la merita tutta, le ultime due stagioni in serie A sono le due in cui ha segnato di più in tutta la sua carriera. Forte di testa, preciso di sinistro e potente di destro, Quagliarella è uno dei talenti che per qualche motivo nel nostro calcio sono sbocciati poco e probabilmente tardi.
Il punto centrale della sua carriera è stata la sua squadra del cuore, Napoli, che fu costretto ad abbandonare prematuramente per andare ad indossare la divisa della nemica numero uno, la Juventus. Quel trasferimento non entusiasmò nessuna delle due tifoserie, i napoletani lo videro come un tradimento mentre gli juventini come un acquisto non all’altezza. Fabio però è stato lì, in silenzio, come un signore, senza parlare mai di quel maledetto trasferimento. Per anni i suoi concittadini e tutti i tifosi della sua squadra del cuore, il Napoli, lo hanno definito traditore, però nessuno sapeva che era vittima di stalking e che Fabio a Napoli non poteva più stare. Quel macigno era troppo grande da sopportare, essere napoletano ma non poter più rappresentare la propria gente, sentiva quasi come una responsabilità la maglia azzurra, una responsabilità che però non poteva più avere. Fabio è stato perdonato dalla sua gente, ma sente ancora come se avesse lasciato qualcosa di incompiuto.
Doti tecniche pazzesche, gol con giocate spettacolari da funambolo, rovesciate, tacchi e colpi di classe, Fabio Quagliarella si sta confermando anche questa stagione un giocatore fenomenale. Nella sua carriera, aldilà dei problemi extracalcistici ha peccato di costanza, anche per colpa di qualche grave infortunio che ne ha compromesso l’integrità fisica (come ad esempio quello del crociato con la Juventus) però a differenza di tanti altri non ha mai perso l’entusiasmo di giocare a calcio. L’esultanza dell’altra sera ne è un chiaro esempio, due rigori segnati a partita praticamente chiusa, contro il Liechtenstein, non proprio la prima formazione al mondo, Quagliarella si presenta sul dischetto, posa il pallone e tira due rigori con la forza di un leone per poi esplodere di gioia in modo naturale, istintivo, non con esultanze premeditate o pensate a tavolino, ma gioisce in maniera spontanea. Quel sorriso a Fabio non glie lo toglie nessuno, perché lui sa quanto ha faticato per ottenerlo.
Tanto sacrificio, tanta forza di volontà ma soprattutto tanta voglia di giocare a pallone. Così Quagliarella nella sua vita si è sempre rialzato di fronte alle avversità, ed ora spera di spiccare il volo e magari di vincere il titolo di capocannoniere e per farlo non deve fare altro che fare quello che gli piace, fare gol.