Di Fabio Panfili.
Ma non doveva scoppiare la terza Guerra Mondiale, qualche mese fa? Quindi adesso Kim Jong Un è diventato uno dei nostri?
Così sembra, a seguito dei summit tenuti fra Pyongyang e Washington.
Al fine del primo di questi summit tutti e due i leader avevano dichiarato la loro reciproca soddisfazione per il raggiungimento di un accordo che appariva stabile: un avvio di denuclearizzazione da parte della Corea del Nord e, dagli USA, un impegno a smettere con le esercitazioni militari nella Corea del sud, a confine con il paese socialista.
Anche se diverse analisi avevano mostrato precedentemente che i missili balistici intercontinentali progettati dalla Corea del Nord erano in grado di colpire solo alcune parti del vicino Oriente, e solo alcune isole nel Pacifico di proprietà statunitense, il timore degli americani è la testata a lunga gittata “Taepodong-2”. Progetto incominciato nel 1987 da Kim Il Sung, capostipite della famiglia Kim e nonno dell’attuale leader, tale missile, ancora in fase di progettazione e non completamente operativo, si stima abbia una gittata dai 4000 km ai 4500 km.
Il Taepodong-2 non è in grado di raggiungere suolo statunitense. Tutta propaganda terroristica a stelle e strisce quindi.
I primi lanci effettuati dalla Corea del Nord di ICBM (Inter Continental Balistic System) erano testate con una gittata decisamente minore. Il Hwasong-14, ad esempio, è in grado di coprire un area che sicuramente può colpire molti siti della Corea del Sud come della Cina.
Ma i nordcoreani hanno davvero intenzione di attaccare questi paesi? La Corea del Sud, protetta dagli Stati Uniti, con la quale non si è mai arrivati a stipulare un reciproco accordo di pace a seguito della Guerra di Corea; la Cina, altro paese socialista, colosso fra i colossi, ha da sempre raggiunto accordi economici con la piccola “isola” socialista sempre a rischio deriva… Insomma, personalmente non penso che la Corea del Nord abbia mai avuto la seria intenzione di avviare un’escalation mondiale, vista anche la situazione interna del paese stesso.
Lo stesso vale nei confronti degli Stati Uniti: che interesse avrebbe un paese ancora maggiormente agricolo ma in via di industrializzazione, fortemente isolato e tassato da numerose sanzioni internazionali ad attaccare militarmente una superpotenza mondiale? Forse il risentimento per la grande ferita, ancora aperta, nei confronti del Sud Corea e maggiormente degli americani intervenuti nel conflitto, incominciato nel ’50, potrebbe essere una motivazione ad un attacco; ma sinceramente non sembra un valido argomento a sostegno.
Storicamente la Corea del Nord ha sempre voluto isolarsi, da buon paese socialista, dall’accerchiamento capitalista, trincerato nei paesi monopolizzati economicamente.
La situazione è stabile. Non stabile come una barca attraccata alla banchina, ma piuttosto come un funambolo in equilibrio sulla bocca di un burrone. Non c’è stato, non c’è ancora, e probabilmente non ci sarà nel prossimo futuro alcun passo in avanti significativo. I due paesi hanno culture, popolazione, tradizioni ed ideologie completamente opposte. Questo non porta ad una situazione di necessario antagonismo perenne; ma i passati, e presenti, interventi americani in zone strategicamente influenti nelle diverse parti del mondo non passeranno di certo inosservati al popolo nordcoreano.