di Giorgia Di Stefano.
Svegliarsi, andare a scuola, giocare con i propri amici: dovrebbe essere questa la routine di tutti i bambini del mondo, ma per alcuni non è così. Vengono drasticamente privati della loro infanzia e adolescenza in cambio di uno stipendio misero e ridicolo da parte di datori di lavoro bestiali che li costringono anche a 12 ore di lavoro alienante senza concedere loro gli strumenti necessari per lavorare secondo le norme di sicurezza.
Tra i paesi in cui questo fenomeno è maggiormente diffuso troviamo certamente la Cina e il Brasile, ma ciò che spaventa di più è che molto spesso sono coinvolte anche multinazionali di un certo peso. Sono molti i casi in cui è stato ufficialmente riscontrata la presenza di minori all’interno delle fabbriche cinesi che mettono in atto questo spregevole reato, ma la legge sembra essere dalla parte degli sfruttatori in quanto i dirigenti delle aziende rischierebbero soltanto una sanzione pecuniaria. Particolarmente noto il caso di una piccola azienda dello Shaanxi, dove un giornalista trova quattro ragazzi tra i 14 e i 16 anni con un “contratto di lavoro” che prevede turni di circa 12 ore passate a respirare polvere e fibre di cotone, inoltre i ragazzi dovevano dormire all’interno dell’impianto. Le autorità cinesi sembrano al corrente di tali casi, ma al tempo stesso non impediscono lo sfruttamento.
In Brasile invece l’età dei lavoratori si abbassa ulteriormente, vedendo come protagonisti di questa atrocità bambini che hanno anche poco più di 5 anni. Lo Stato ha ufficialmente vietato lo sfruttamento minorile, ma nonostante le leggi i minori sfruttati sono milioni, molti dei quali non superano i nove anni di età. La legge brasiliana infatti prevede il lavoro minorile solo dopo il compimento dei 14 anni e con un contratto di apprendistato a 25 ore settimanali, inutile dire che in alcune fabbriche tutto ciò non viene affatto tenuto in considerazione. Le numerose associazioni che nascono proprio con lo scopo di combattere questo fenomeno reclamano la necessità di interventi molto più incisivi affinché le leggi vengano applicate.
Sono due i principali problemi che derivano dallo sfruttamento minorile: la bassa scolarizzazione e gli infortuni sul lavoro che vedono come vittime proprio i bambini. I piccoli lavoratori infatti non possono frequentare la scuola proprio a causa dei lunghissimi turni di lavoro previsti e per questo il livello di scolarizzazione continua ad abbassarsi sempre di più nelle zone maggiormente colpite. Per quanto riguarda gli infortuni, la maggior parte dei casi registrati vedono come protagonisti i minori sfruttati che, non essendo ufficialmente dipendenti dell’azienda, non hanno accesso, o hanno un accesso soltanto parziale, alla strumentazione necessaria per lavorare in sicurezza e, inoltre, sono sottoposti a sforzi che il corpo di un bambino non è in grado di sostenere.
L’infanzia di questi bambini viene strappata via dal lavoro nelle fabbriche, sembra lo scenario di un romanzo inglese, ma purtroppo è tutto reale, un incubo che inizia proprio quando ci si sveglia.