Di Fabiola Capone Braga.
Sono quasi due miliardi i bambini che nel mondo rischiano: di morire prima di aver raggiunto i cinque anni di età, di non andare a scuola, di essere costretti a lavorare o di sposarsi troppo giovani.
Secondo le statistiche dell’ILO (Organizzazione Internazionale del Lavoro) sono più di settantaquattro milioni i bambini che sono costretti a svolgere lavori pericolosi, quali stare nelle miniere, stare a contratto con sostanze chimiche cancerogene o lavorare con macchinari pesanti.
La percentuale dello sfruttamento minorile è alto, principalmente, nei paesi più poveri come la Cambogia, lo Zimbabwe o l’India.
Il Niger si conferma come il paese con il più alto tasso di povertà e sfruttamento minorile al mondo; mentre, e questo è strano, l’Italia si aggiudica l’ottavo posto come il paese dove i minori hanno maggiori opportunità di vivere a pieno la propria infanzia, senza considerare i quasi un milione e trecento mila bambini che sono costretti a vivere in povertà assoluta.
Il lavoro che sempre più spesso conseguono i bambini, ma soprattutto le bambine, è il lavoro domestico o familiare, che diventa alla fine una forma vera e propria di schiavitù, in quanto costretti a vive nella violenza o abuso.
Nei paesi meno sviluppati un bambino su cinque è costretto a lavorare per sopravvivere, oppure muori prima di aver compiuto cinque anni di età. Questo specialmente in India, Africa e Asia.
Nei paesi colpiti dalla guerra muoiono bambini più a causa della mal nutrizione che delle bombe. Si stima la morte di centoventidue bambini morti per malnutrizione, ovvero tre quarti dei bambini mal nutriti a livello globale.
Ventisette milioni di bambini non possono studiare ma sono costretti a lavorare (quasi il settantasette percento) a causa dei conflitti.
Non esiste una soluzione a queste problematiche, si possono solo aiutare questi bambini, che anziché lavorare o combattere per sopravvivere dovrebbero vivere la propria infanzia. I dati sono sconvolgenti e impassibili non si può rimanere davanti a essi. Aiutarli con ogni mezzo sarebbe la scelta giusta, ma la domanda che ci poniamo è: come? A questo io non posso rispondere, l’ideale sarebbe andare in questi posti e insegnare loro cosa significa vivere, cosa significa sognare, cosa significa essere bambini.