Di Ilaria La Rocca

Ottobre 2018: inizio di una nuova avventura chiamata “università”.

Quante aspettative, quante paure, quanti sogni… Eppure il primo giorno sembrò tutto banale, nulla di troppo differente rispetto alla mia scuola superiore. E allora mi chiesi dove e chi fossero i docenti amichevoli di cui si parla quando si racconta delle università, quelli con cui parli per email o che addirittura ti danno il loro numero di cellulare. Mi chiesi dove avrei potuto trovare i ragazzi ribelli tanto noti a tutti, quelli che sarebbero diventati i miei “colleghi” e non più “compagni”. Ma niente. Il primo giorno nella sede della mia facoltà, non posso negarlo, fu deludente. Mi sentivo piccola, non conoscevo nessuno, non sapevo dove andare, giravo e rigiravo in quelle quattro mura che ora a distanza di pochi mesi, conosco a memoria!
Un giorno lessi su Facebook un post di un professore che mi sembró subito anticonformista, il professore che cercavo! Nel post invitava i ragazzi della facoltà di lettere e filosofia a partecipare al laboratorio tenuto personalmente da lui. Pensai “perché no? Magari sarà l’opportunità per ambientarmi un po’… Fare amicizia, confrontarmi con qualcuno…”
E così decisi di inserire nel mio piano di studi il Laboratorio di redazione giornalistica tenuto da Marco Palma.
Mi decisi troppo tardi probabilmente perché il corso era già iniziato, erano state fatte un paio di lezioni e Marco per non lasciarmi indietro mi propose un colloquio. Accettai, ovviamente, e assieme a noi venne anche una mia “collega” con il mio stesso problema.
Marco mi sembrò subito un brav’uomo, un signore educato, simpatico e disponibile. La prima impressione fu ottima.
Iniziai dunque questo laboratorio e rimasi colpita dalla bravura del professore. Con il tempo abbiamo scoperto chi fosse realmente Marco, un uomo importante senza dubbio, che si mette a disposizione dei studenti per insegnare loro ciò che lui ha imparato sulla sua stessa pelle durante tanti anni di carriera. Che dire? Un esempio per noi aspiranti giornalisti.
A malincuore però, non rimasi allo stesso modo entusiasta dei miei colleghi. Sarà stata colpa della mia timidezza, dei mille problemi che sono subentrati nella mia vita durante quest’anno, o di non so cos’altro, ma non riuscii a stringere rapporti con nessuno. Avevo molteplici aspettative, una delle quali trovare dei colleghi/amici. Purtroppo, per me questo laboratorio non ha portato buoni risultati su questo aspetto.
In compenso, però, devo ammettere di aver legato moltissimo con le due assistenti, Giulia e Giovanna che si sono rivelate persone dolcissime e sempre pronte ad ascoltare, e strano a dirlo ma è così, con il professore, o forse è meglio dire con Marco.
Devo ammettere che non sempre il nostro rapporto è stato semplice, vorrei sapere di quale segno zodiacale è…
Il laboratorio mi ha accompagnato esattamente pari passo con la mia vita personale. Ad ottobre la mia vita era tranquilla, quasi normale e sono riuscita probabilmente anche a legare di più, a riuscire meglio in quel che facevo.
Verso novembre sono iniziati i guai con i miei nonni e con i miei nuovi e tanti lavori per aiutare la mia famiglia a sostenere le tantissime spese. Marco conosce bene i fatti successi da quel novembre ad oggi, e li conosce perché sono stata io a raccontarglieli. Non è mai mancato il suo interesse, il suo aiuto quando e come possibile, il suo supporto e la sua comprensione. Sono stati mesi difficili, per il troppo lavoro pensai anche di lasciare il laboratorio ma Marco non ha esitato a trovare una soluzione per venirmi incontro.
Da questa mia esperienza non ho trovato dei colleghi universitari, ma ho sicuramente trovato un amico, anche se un po’ speciale… Un professore universitario ribelle e niente affatto comune, che per me, davvero, è diventato un punto di riferimento.
Le sue lezioni sono state travolgenti ed interessanti, SEMPRE!
Gli argomenti sempre inerenti all’attualità, i dibattiti tra di noi, mi hanno aiutata a crescere.
Finisco questo percorso, un po’ triste e con le lacrime agli occhi, ma più ricca di prima. Ho imparato non solo nozioni giornalistiche, interessanti e a me prima sconosciute che mi hanno dato modo di comprendere se nella mia vita farò la giornalista oppure no, ma anche ad essere, come dice sempre Marco, “giornalista della mia vita”. Ho imparato a confrontarmi, a ragionare, a discutere, a commentare criticamente un pezzo o un film, a tirare fuori le unghie e far valere i miei pensieri. Non è cosa da poco.
Ogni lunedì trascorso in quell’aula ha contribuito alla mia formazione personale e professionale in modo diverso e divertente, mai monotono o banale.
Sicuramente consiglierò questo percorso perché ne vale la pena.
Grazie Marco, grazie Giulia e grazie Giovanna, per avermi resa una persona migliore.